La fine di un’ideale

Probabilmente questa volta non ha retto l’urto troppo forte nel vedere Trump alla Casa Bianca. Lo avete dato per morto almeno un migliaio di volte in questi dieci anni,malato da tempo, dal 2011 avevamo poche certe immagini ufficiali, ci sembrava solamente un anziano pensionato indifeso vestito di una tuta dei colori del SUO paese.

A marzo di quest’anno, la svolta storica, l’incontro tra Obama e il fratello Raul Castro con la mediazione di Papa Francesco, l’odio profondo verso gli States alleviato da una possibile fine dell’embargo, accordo mai raggiunto e che non avverrà mai, vista la vittoria del Repubblicano e la decisione non presa di un Congresso che già ai tempi di Barack era contrario.

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Per gli anticastristi della comunità cubana statunitense è “la fine di un capitolo orribile”, per altri un simbolo della sinistra mondiale. Ha diviso certamente tra il pensiero di chi lo considerava un dittatore terribile a chi invece lo vedeva come fermo oppositore dell’egemonia capitalista americana.

Insieme al fratello Raùl (attuale presidente de L’Avana), a Che Guevara e a Camilo Cienfuegos, è stato uno dei protagonisti della Storia del ‘900 ma soprattutto della rivoluzione cubana che rovesciò la dittatura di Fulgencio Batista.

L’era di Fidel si scioglie lentamente, in mezzo a una nuova Cuba ogni volta più ‘raulista’, tra una serie di riforme economiche e la mano ferma del potere sul fronte politico: di sicuro una transizione, la cui portata è però difficile da capire. L’ex leader maximo assiste da lontano al ‘deshielo’, ogni tanto scrive qualcosa ribadendo concetti quali la ‘sovranità nazionale’ e il ‘no all’impero’. Grande oratore, ha fatto il discorso più lungo del mondo nella storia della politica: sette ore e quindici minuti di fronte al Parlamento cubano, il 24 febbraio del 1998; celebri anche i suoi aforismi a partire da quel “Condannatemi, non importa, la storia mi assolverà”, che ha pronunciato al processo del 1953, avvocato di sé stesso, di fronte al Tribunale che lo accusava per l’assalto al quartiere Moncada, concludendosi con quello pochi giorni prima del suo 90° compleanno:”Compirò 90 anni presto. Sarò come gli altri. Verrà il tempo per tutti noi, ma le idee dei comunisti cubani rimarranno come prova che su questo pianeta, se si lavora con fervore e dignità, si possono produrre materiali e beni culturali di cui gli esseri umani hanno bisogno. E’ necessario combattere senza mai rinunciare”.

Una cosa ci ha insegnato sicuramente Fidel, comunisti e non, vale la pena lottare sempre per la libertà, scopo di vita.

Si è sempre detto che senza di lui, a Cuba tutto sarebbe finito. Sarà così, ma sopra il letto e nella mente di qualcuno, l’ideale non morirà mai.

Hasta la victoria siempre presidente Castro.

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