Ieri, 27 gennaio, si è celebrato il Giorno della Memoria. In quel freddo giorno del 1945 le forze alleate liberarono il campo di prigionia di Auschwitz dai tedeschi.
Al di là di quel cancello apparve l’inferno: il mondo vide allora per la prima volta da vicino quel che era successo e conobbe la scioccante realtà dello sterminio.
A partire dalla metà del 1940, ci fu il più grande campo di sterminio di quella sofisticata macchina tedesca denominata “soluzione finale del problema ebraico”.
Da quel momento Auschwitz, composta da diversi campi come Birkenau e Monowitz ed estesa per chilometri, significò una sola parola: morte. Il 27 gennaio è il giorno in cui si ricorda il dramma della Shoah e la barbarie di tutti i genocidi perpetrati dal Nazismo. Si stima che nel campo morirono da 1 a 1,5 milioni di persone, in maggioranza Ebrei, quasi sei milioni quelli che persero la vita sommati agli altri campi di sterminio. Questo giorno deve essere una presa di coscienza collettiva delle barbarie condotte dall’uomo, del punto fino al quale si è spinto nel nome di un’ideologia perversa e assassina. Non deve essere animato dalla pietà per i morti ma dalla consapevolezza di ciò che accadde. Per non dimenticare, per fare in modo che ciò non si ripeta mai più.
Qualche anno fa, direi il 2008, ultimo anno del Liceo, sono stato a Mauthausen, altro principale campo di sterminio situato nell’Alta Austria. La visita guidata ti consentiva di vedere tutti i luoghi in cui sono state messe in scena le più grosse atrocità e mi immaginavo le scene terribili di quei giorni, cose che abbiamo visto solo nei film, in alcuni rari filmati dell’epoca.
I pochi che si sono salvati e raccontano quei momenti fanno denotare nei loro occhi che, nonostante siano vivi, la morte è presente dentro di loro, possono considerarsi delle specie di zombie che camminano con una dignitá che gli è stata tolta più di 70 anni fa. Mi spaventa il fatto che a breve ci lasceranno anche loro vista l’etá, ultime fonti di racconti che non avremo mai voluto sentire.
Ma un’altro pensiero percorre la mia mente, perchè non cercare di fermare questa ondata di epurazione razziale, questo oltraggio, vilipendio all’umanità? La vedo come una complicitá, incapacitá di sfuggire all’assoggettamento della dittatura, erano anni duri lo sappiamo, la guerra fece saltare il banco e i pensieri di molti ma gli stessi cittadini tedeschi non potevano ritenersi esclusi da tutto ciò. Ne sapevano poco,dicono, di quello che succedeva nei campi di sterminio. Poi ci sono, Uomini veri come Salvo D’Acquisto, 23 anni,vice brigadiere dell’Arma dei Carabinieri, che si era sacrificato il 23 settembre 1943 per salvare un gruppo di civili durante un rastrellamento delle truppe naziste. Tanti come lui, ma mosche bianche in confronto a quello che è stato.
Un Paese che ha fatto tutto ciò, è stato ricostruito come se nulla fosse, anzi ora sono considerati come esempio di produttività. Nessuno si ricorda ciò che è stato.
Quel 27 gennaio ’45 non è finito tutto, anzi. Il mondo è diventato complice di una strage premeditata.
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