A volte scrivere di getto ha il suo vantaggio, ti fai prendere dall’ispirazione e butti giù i pensieri del momento, quello che provi. Oggi diciamo che non è la giornata adatta, una domenica uggiosa di fine giugno, mare mosso e mugugno libero.
Sono settimane che penso alla visita al reparto Pediatrico dell’Ospedale San Paolo di Savona, ho scritto con piacere un pezzo per il giornale dove ho spiegato la meravigliosità di questa eccellenza savonese. ( LEGGI QUI http://www.savonanews.it/2017/06/12/mobile/leggi-notizia/argomenti/sanita/articolo/reparto-pediatrico-dellospedale-san-paolo-di-savona-uneccellenza-savonese.html)
1992, direi, forse è quello l’anno giusto, ospedale Gaslini di Genova, da lí inizia il mio crocevia verso la cura dell’asma allergica, purtroppo problema di famiglia, in quanto anche mio padre e mio fratello ne erano affetti e un paio di volte l’anno fino ai 12-14 anni mi toccava la visita dalla storica dottoressa Fasce per prevenire la situazione. Cortisone, aereosol per una decina di anni poi l’aria di mare e lo sport hanno migliorato e quasi annullato il problema.
Tanti bambini ho visto in quegli anni, alcuni, disgraziatamente con problemi più grossi dei miei, gli stessi che ho visto, per fortuna in poca quantità, due mesetti fa a Savona.
L’accoglienza del reparto è quella delle migliori, con luci e colori che ti fanno sentire a casa, poi i giochi, la colazione, la gentilezza delle infermiere, la vista dalle camere. Quadri molto fanciulleschi riempiono le pareti e una stanza relax per famiglia allenta la tensione.
Il dottor Cohen, primario e persona speciale, ci spiega tutto per filo e per segno, un eroe per quello che ha creato, anche se probabilmente se lo definissi così davanti a lui mi direbbe di tutto perché sta svolgendo “solo” il suo lavoro. Lo ringrazio, mi ha fatto un complimento qualche giorno fa veramente gratificante, dicendo che il mio articolo ha mosso qualcosa, soddisfazione enorme.
Ma la cosa che mi sorprende di più è il clown di corsia, il dottor Baciccia, un simil Patch Adams ligure che insieme ai colleghi attori teatrali fa divertire i bambini. Tanto tatto, la psicologia prima di tutto e con il gioco, lo scherzo, si porta a casa il suo sorriso. Clown terapia la chiamano, una manna dal cielo.
Il bambino lo sa che si trova in ospedale perché non sta bene ma in quel piccolo momento di gioia dimentica tutto. Gli occhi dei genitori preoccupati si riempiono d’amore nei confronti di quel sorriso che accenderebbero un salone privo di interruttori.
Ne rimango stupito, io che nel passato insegnando nuoto ai bambini, ho provato l’emozione di poter vedere dei miglioramenti raggiunti grazie al lavoro, ma la malattia, il momento di difficoltà che crea una situazione di disagio, di tristezza, preoccupazione con questa iniziativa regala la possibilitá di un momento di distrazione.
È proprio il sorriso, quello che ci accende gli occhi, che ci porta al miglioramento di una giornata, è la miglior cura, a volte sentendomi nervoso o triste penso a quel giorno, a come una semplice cosa divertente può rimetterti in pace con il mondo, in un passato in cui molto spesso, a causa del vecchio lavoro, sono stato tutto, fuorché felice.
Ridete, fatelo sempre, abbracciando e giocando con i vostri figli in ogni momento.
È così semplice. Sorridiamo alla vita. Dono senza eguali.
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