Il giornalista non racconta bugie

La Mansarda si è presa una vacanza, un mese di stop per rimettere apposto le idee, dietro anche a due lavori e una sessione estiva, spada di damocle di noi studenti. A volte poi le parole mancano proprio preda di un momento di riflessione della nostra vita e di situazioni create da una parola presente nel titolo. “Errare Humanum Est”. Ma questa è un’altra storia.

Si ritorna in sella e la storia che vi racconto oggi è una delle cose più belle che probabilmente mi sono capitate nella vita. Erano settimane che sapevo che sarei andato a insegnare ai bambini di un campo solare a Vado Ligure il mestiere del giornalista, mi chiedevo “ma sarò in grado?”, facevo il macellaio fino a 8 mesi prima e l’ultima volta che ho avuto a che fare con dei pischelli insegnavo nuoto in piscina a Savona, una vita fa.

Ogni settimana, tutti i martedì, viene invitato un lavoratore a raccontare il proprio mestiere, questa settimana tocca a me.

Dovevo essere me stesso, quello che è riuscito a arrivare finalmente a fare il lavoro che sogna da sempre. Entro dentro il campo solare e il casino che possono fare 20 bambini urlanti un martedì mattina alle 9 e mezza lo potete solo immaginare.

Parlo con le educatrici, mi spiegano la situazione e riuniscono questi 20 piccoli personaggi verso di me. Uno di questi che già intravedevo come leader spigliato del gruppo fa: “Ma quello chi è?”, me lo domando anche io e in quel nanosecondo penso: la persona più felice del mondo.

Aver svoltato la propria vita in poco meno di un anno è una vittoria che non vi immaginate, chiuso nella morsa di un vecchio lavoro che mi stava stretto e che mi rendeva tranquillo solo all’arrivo dello stipendio, sono riuscito grazie alla caparbietà e alla passione a trovare la mia strada e arrivare fino a oggi.

Ma torniamo a noi, entro in scena, mi presento, faccio un giro di nomi, che sicuramente dopo 4 minuti avrò dimenticato, e gli chiedo, secondo loro, chi è un giornalista e cosa fa. Domanda difficile per bambini dai 4 anni in su ma la più simpatica sicuramente riguarda il fatto che “i giornalisti vendono giornali”, bè qualcuno sì, fanno notizie per vendere i giornali, quindi non è del tutto sbagliata ma non è questo il caso.

L’altra domanda riguarda cosa i loro genitori da sempre gli dicono di non fare. “Non rubare” urla il piccoletto con i riccioli, “non si parla con gli sconosciuti!” la bambina dagli occhi verdissimi, “Non si parla con la bocca piena” dice il bimbo con la bocca sporca di cioccolato, poi arriva la risposta esatta. “Non si dicono le bugie!” Ecco, questo è il concetto in cui mi sono soffermato nelle settimane precedenti l’incontro e che posso considerare come il mio credo. “Il giornalista non racconta le bugie.” Mai, perché la verità non ti tradisce, racconta sempre il vero e farai un servizio pubblico immenso, nessuno potrà dirti nulla, hai fatto il tuo.

Negl ultimi mesi mi è capitato di raccontare consigli comunali, eventi, anche storie  e solo una volta sono stato messo in dubbio ma perchè chi mi ha dato la fonte, l’aveva fatto in maniera scorretta, verificarle sempre, regola numero uno.

È il momento dei disegni, spazio alla loro creatività, da bambino non ne ho mai avuta e forse neanche ora, la domanda è la medesima. Ora tocca a loro.

Difficile tenere alta la concentrazione, infatti il discorso parlato è durato poco e molto spesso guardavo il telefono, era passato pochissimo tempo ma a ogni distrazione gli educatori me li mettono in riga, meraviglioso.

Sono partiti con la fantasia, i più piccoli lì aiuto, li instrado verso un disegno che potrebbe sviare dal discorso ma che in realtà avrà un senso logico, iniziano i primi litigi sul disegno più bello e uno di quelli scontrosi ma più geniali alla domanda “Che cosa vuoi disegnare?” mi risponde “La neve”. Foglio rigorosamente bianco. Mi spegne. Rido. Ha vinto lui.

Mi consegnano i disegni, su ognuno c’è il loro nome e allora ad uno a uno faccio l’appello, c’è chi ha disegnato un chiosco di giornali con dentro il giornalista che prepara la notizia, chi su una moto li consegna, un altro mi ha disegnato e sembravo quasi bello. Poi, rimango colpito da questa raffigurazione, Ariana Grande che canta e i bambini intorno brucianti, gli avevo chiesto di disegnare anche una notizia che li ha colpiti. Manchester, concerto in cui hanno perso la vita 22 persone,59 feriti, tra i quali la maggior parte bambini. La notizia ha colpito anche i nostri piccoli, ho avuto un brivido e un sussulto per un secondo di rabbia, ci stanno istigando al concetto del terrore e questo disegno ne è l’emblema.

Sospiro un secondo e vado avanti poi il disegno che ha dato il nome a questo pezzo. Giulia ha disegnato una ragazza con un giornale e una matita (con su scritto Mati), “Il giornalista non racconta bugie ma scrive i giornali”.

Forse quest’oggi qualcosa ho insegnato, solo guardando i miei occhi si può capire quanto ami questo mestiere, chiedo loro cosa vorrebbero fare da grandi e le risposte le potete solo immaginare.

La mia a 4 anni dopo un’intervista di mio fratello è stata: “Il giornalisto”, direi che ce l’abbiamo fatta, a testa alta ma è solo l’inizio.

Mi congedo, un’oretta è passata, me la sono cavata a detta degli insegnanti.

“Quando ci vieni di nuovo a trovare Luciano?”. Molto presto, potete starne certi.

È arrivato il momento dei saluti, un abbraccio al piccolo più affettuoso.

Scendo le scale del centro commerciale e sorrido.

Questa è la mia vita.

(Scusate l’attesa, non vi lascio più soli.)

 

 

 

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