Un viaggio dal cuore granata

“Finita” la sessione estiva sono qui a raccontarvi una delle mie storielle tragicomiche che fanno parte oramai del mio essere. Il fatto è che ogni volta mi meraviglio che capitino sempre a me, penso di avere una specie di calamita attraente, ma la prendo sul ridere, mi annoierei se tutto fosse diverso.

Da un po’ con l’amica Chiara pensavamo di farci un concerto insieme, indecisi tra Elisa a Verona (che se ricordate avevamo conosciuto nella festa privata dei The Giornalisti) o Max Gazzè e Carmen Consoli a Bologna. Optiamo per i secondi, come al solito prenotiamo tutto all’ultimo sia il noleggio dell’auto (abbiamo due catorci che andarci con le nostre sarebbe stato impensabile) che il biglietto.

Appuntamento alle 13.40 in una giornata uggiosa genovese, arrivo alle 14.15, piccolo dettaglio da limare i miei continui ritardi, mai fare aspettare una donna, anche se per fortuna lei ha qualcosa di speciale rispetto alle altre e non mi dice nulla. (O quasi, avrebbe voluto strangolarmi).

Andiamo all’aeroporto per noleggiare l’auto, km a piedi non vi dico, ma sfiga vuole che, dopo aver pagato online il costo del mezzo, ci viene richiesta la carta di credito, che non abbiamo, per i 300 euro di cauzione. Unica soluzione, caricare la postepay, che naturalmente era vuota, prima ritirando i soldi in banca e poi passare in posta e ritornare lì. Ci sarebbe voluto un’ora, allora ritorniamo alla macchina pensierosi e per strada raccattiamo un ragazzo napoletano appena mollato dalla fidanzata che da qualche mese lavorava a Genova e bisognava di un passaggio in stazione. Decidiamo di andare in 600.

Ritorniamo all’aeroporto e ci sono due corsie, quella per entrare all’interno con il tizio che aiuta a prendere il biglietto e un’altra vuota, giro nella seconda e il “casellante” mi blocca dicendomi che è riservata e ho preso 100 euro di multa. Imprecazioni a non finire, disdico l’auto e in un’ora ho perso la bellezza di 136 euro.

Il pensiero di guidare tre ore e mezza un po’ mi pensava ma nel mezzo che dal 2009 mi tiene compagnia aveva tanto il sapore di viaggio della speranza dalle tinte granata (sia per il colore della 600 che per il cuore granata del Torino).

Salutiamo il simpatico ma malinconico napoletano e partiamo, ci ridiamo su perché insieme, penso, siamo un concentrato di sfiga senza limiti. Iniziamo a raccontarcela, tra errori fatti nella nostra giovane vita, amori passati e un futuro che avrà ancora tanto da dire.

Musica? Quella tantissima. Spotify apparte la pausa pubblicitaria stressante ogni 4 canzoni (figuratevi se paghiamo per la versione free) ci regala pezzi che si impossessano di noi e la voce se ne va ancora prima del concerto.

Arriviamo, ci ritroviamo in una Festa dell’Unitá che se ci fossimo andati quindici anni fa ci saremmo leccati i baffi ora è la festa di un partito solo e molto distante dall’idea di sinistra. Carina però l’idea degli stand internazionali, una birretta Ipa e ci catapultiamo dentro.

È il secondo concerto che vedo con Chiara, il primo per colpa mia e di qualcun’altro non è andato benissimo, lo ricordo poco, questo ho voglia di godermelo, ballando come un matto, tante aspettative per Gazzè, poche sulle Consoli che a Sanremo con Tiziano Ferro mi aveva impressionato.

Apre Carmen, ritmi molto africani, la chitarra che sembra volteggiare in aria quando la suona, voce che come sapete tutti particolare impressiona con una forza e un timbro che mai avevo sentito, sicilianitá che sprizza da ogni poro, sensualità. Rimango a bocca aperta, conoscero tre sue canzoni ma le altre appiccicano la mia testa alla curiosità nello scoprire un’artista nuovo, abituato al classico Luciano di Correggio ultimamente mi rendo conto che in Italia ne abbiamo di bravi e preparati, ma veramente tanti.

Max. Si balla, lo sapevo, è un continuo battere le mani a un ritmo esagerato in un mix tra malinconia e voglia di riemergere. Gazzè é così e non oso immaginarlo con Fabi e Silvestri, fa la battuta, ringrazia a ogni pezzo, suona il basso come pochi al mondo sembra quasi che gli parli, uno strumento che sembra proprio con lui, faccia serena ma che poi quando entra in scena “spacca”il concerto. Il duetto è magico, Carmen ci mette qualcosa del suo essere in un pezzo di Max che fa scatenare alla prima nota. Applausi a scena aperta.

Finito tutto si dorme in auto, stravolti, in una via casuale di Bologna, giusto il tempo di una storia su Instagram che ci fa ridere dieci minuti e ci addormentiamo, sì magari, tre ore dopo alle 5 si riparte.

Rincoglioniti come pochi , schiacquata alla faccia con una bottiglietta d’acqua casuale, musica e si riparte.

Un meraviglioso viaggio della speranza a un giorno dal 27º compleanno. Perché Bologna oltre a essere una regola, val bene un concerto.

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