Non siamo all’anno zero

Non è semplice in questi giorni non tediare con l’argomento di cui, quasi tutti, stiamo discutendo in questi giorni. La mancata qualificazione della nostra Nazionale Italiana di calcio al Mondiale russo. E sarò sincero la questione ha stufato anche me, da sempre grande appassionato, patriottico quando si parla degli Azzurri ma forse crescendo ho iniziato a avere una visione del mondo e dei problemi italiani che vanno al di là di 22 giocatori che corrono dietro un pallone.

Mi concentrerò sull’analisi di un aspetto che non è stato sottolineato da nessuno cioè che l’uscita di scena di lunedì con un mesto 0-0 non può essere considerato come il giorno del fallimento del calcio italiano. Va tutto considerato a monte.

Partiamo dal 2014, il Mondiale brasiliano disastroso dove l’Italia di Prandelli si è fatta sbattere fuori dalla Costa Rica e dal morso di Suarez, quella nazionale aveva pagato una certa lentezza in mezzo al campo e un Balotelli che staccata la spina non aveva alternativa come centravanti, se vi ricordate contro l’Uruguay l’ultimo quarto d’ora Cassano ha tenuto da solo il peso dell’attacco e i risultati si sono visti. Prandelli si dimette, Abete pure e tanti saluti per un’Italia che apparte la debacle della finale Europeo 2012 anche nel 2010 ha fatto una figura meschina con in campo i vecchi reduci del 2006.

Cambiano i vertici federali, ma succede poco, non si svecchia, Tavecchio che già il cognome fa tutto tranne che rimandare alla linea verde, Albertini invece lancia l’idea delle seconde squadre ma questo non basta, i poteri forti non vogliono cambiare.

Passiamo al 2016, raccattiamo sulla piazza il miglior allenatore del momento, quell’Antonio Conte reduce da tre scudetti bianconeri consecutivi. Squadra scarsa, brutta, senza nomi, ma che arriva ai quarti di finale eliminata dalla Germania campione del mondo in carica. Direte, che risultato pazzesco con gente come Pellè, Zaza, Eder, Sturaro e Giaccherini ma analizziamo alcuni aspetti. Vinciamo con il Belgio, a fatica con la Svezia e perdiamo con l’Irlanda, passiamo gli ottavi di finale stendendo una Spagna a fine ciclo e perdiamo ai quarti con la Germania in assestamento in un misto tra vecchie e nuove leve (ha vinto l’Europeo? No, si è fatta strapazzare da una Francia poi sconfitta in finale).

Arriviamo ai giorni nostri. Ventura, il mister che qualcosa al nostro calcio ha dato (ma non troppo). 3-5-2 con l’innovazione della ripartenza da dietro direttamente dal portiere. Ha istituito gli stage dove i giovani gradualmente hanno potuto inserirsi nella rosa della prima squadra.

Quali sono stati i suoi errori più grandi? Essere stato scelto dalla FIGC e aver modificato il suo credo. Girone difficile, la Spagna rispetto all’ultimo Europeo si è assestata, lo spettro del secondo posto era una realtà e così si è dimostrato. Abbiamo straperso proprio in casa loro cambiando faccia, 4-2-4, un suicidio con il palleggio degli spagnoli e uno Spinazzola in campo che con la testa al mercato non aveva svolto la preparazione estiva. Harakiri si è detto.

Ma ci sono gli spareggi, che sarà mai. Andiamo in Svezia, giochiamo male, perdiamo per un autogol con le ossa rotta, il naso sfasciato e giocatori che mentalmente/fisicamente non stanno bene, vedi i vari acciaccati Immobile e Belotti che un mese prima segnavano a occhi chiusi e un Bonucci bisognoso come ai tempi pre Bari di uno psicologo. Nonostante tutto andiamo a San Siro a giocarcela a viso aperto ma chi è in forma non gioca, El Shaarawy entra tardi, Insigne fuori dai radar. Qualcosa si è rotto, Buffon, Barzagli e De Rossi ci fanno commuovere tutti, non esiste più un centrocampo degno di nome.

Ma i giovani ci sono, penso a Verratti se capirà che giocatore è (vediamolo in un campionato impegnativo poi diremo la nostra), Benassi, Barella, Caldara, Chiesa. Di Biagio, facciamolo lavorare bene, che svolga per il momento il ruolo di traghettatore, la beata gioventù sta venendo fuori, per il futuro poi chissà Carletto Ancellotti potrebbe essere un’ottima scelta.

Non parliamo di crollo del calcio italiano per una mancata qualificazione ai mondiali, a livello di introiti e incassi siamo tutti d’accordo ma il movimento ha bisogno solo di una cosa: un cambio ai vertici. E comunque un anno di divano ci fará bene, Mondiale delle escluse permettendo.

Non si tratta ora di un anno zero siamo già al primo anno di età e piano piano inizieremo a camminare con le nostre gambe.

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