Non esistono colori

Troppo spesso mi imbatto in episodi di discriminazione, succedono tutti i giorni anche nel piccolo di un social network, un “Tu stai zitto che non capisci nulla” oppure “Ma come, fai il giornalista, eri un macellaio!”.  Questi sono solo piccoli esempi casuali ma che nel loro piccolo sono caratteristici di un fatto che poi sfocia in un vero e proprio rimando ai terribili anni 30.

Sono oramai sulla bocca di tutti le parole del candidato alla presidenza della Regione Lombardia il leghista Attilio Fontana che in uno dei suoi primi discorsi nella casalinga Radio Padania si è lasciato andare a un’affermazione che ha trovato purtroppo diversi consensi: «Dobbiamo decidere se la nostra etnia, la nostra razza bianca, la nostra società devono continuare a esistere o se devono essere cancellate».

Nei primi mesi del 1938 in Italia ci fu una violenta campagna antisemita, che portò il regime fascista a promulgare, tra settembre e novembre, le “leggi razziali”, cioè delle leggi in cui si diceva che gli italiani erano “ariani” e che gli ebrei non erano mai stati italiani.

Parole precise che da classiche ideali del Carroccio porterebbero a pensare a un chiaro riferimento anti immigrazione, le smentite naturalmente di rito sono arrivate, dopo una successiva gaffe anti articolo 3 della Costituzione. Zappata sui piedi anche se, ripeto, cambia poco, al momento è dato in vantaggio rispetto all’oppositore del Pd Giorgio Gori.

Ognuno per carità la pensa come vuole e giornalisticamente non posso fare altrimenti ma quello che mi spaventa è il sentimento di odio che si sta infilando nella mente delle persone e tra i meandri della società. Pensate anche alla classica frase detta a un bambino piccolo per farlo stare buono: “Guarda che chiamo l’uomo nero”, influisce, si intrinseca nel giovane l’idea che la persona di colore è cattiva e i bianchi sono strabuoni. Sbagliato.

Poi un altro concetto, Fontana oltre che il termine razza bianca ci infila anche il concetto di razza italiana (“la migliore”, come diceva Benigni nella scena de ‘La vita è bella‘ quando finge a scuola di essere l’ispettore fascista) e sono d’accordo con le parole del giornalista Mattia Feltri, che si discosta dalle parole del padre e nel suo ‘Buongiorno’ sempre pungente e riflessivo fa notare che noi italiani siamo tutti diversi, dai tempi del paleolitico fino al settecento, un popolo di immigrati da sempre, un misto di razze bastarde.

Dovrebbe farci pensare. E invece no. Savona. In un negozio asiatico cercano un barista, si fa avanti un ragazzo africano accompagnato da un amico che lavora per una cooperativa che si occupa di migranti. Loro erano d’accordo per fargli fare un colloquio, si avvicina al banco e il cinese/giapponese si rifiuta di riceverlo perchè non si aspettava fosse di colore. Poteva fare qualsiasi cosa, far finta di non volerlo perchè nero ma comunque fargli il colloquio e poi scartarlo, invece no, si è impuntato dicendo che tutto ciò avrebbe creato problemi ai clienti. Non si è neanche preso le sue responsabilità. Lui stesso immigrato venuto nel nostro paese a cercare fortuna.

Il ragazzo deluso ha continuato a chiedersi il perchè di quella scelta arrivata solo per il colore della pelle. Ma quello che mi fa rabbrividire sono i commenti di chi mi sta intorno. Qualcuno si chiede schifato perchè questi “negri” vengano accompagnati persino a cercare lavoro, altri dicono che uno non è dovuto a accettarti nemmeno per il colloquio. Ho scritto un pezzo su tutto ciò sul giornale in cui lavoro e non ha avuto nessun impatto, non ha creato scalpore, non ha mosso gli animi, anzi solo insulti divisi tra le due controparti. Ho anche pensato ma sono io che a questo punto sbaglio?

No. Chiedo invece di farvi un analisi di coscienza. Questi ragazzi affrontano viaggi impossibili solo per riuscire a mandare a casa quei pochi soldi da far campare i parenti rimasti nel povero paese. Tutti noi abbiamo avuto dei nonni che sono stati presi a calci nel sedere partendo dal meridione al nord Italia, dallo stesso sud agli Stati Uniti. Discriminati, emarginati. Miscuglio di razze come diceva il caporedattore della Stampa.

Siamo tutti persone, uguali. E non esistono colori.

 

 

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