Sempre lì, lì nel mezzo

Sono mesi di sciopero, incazzatura, attesa, paura. A Savona e provincia, ma non solo, anche a livello nazionale (Embraco, Whirpool), si respira una brutta aria, ho seguito i casi dell’azienda nautica Mondomarine, Piaggio Aerospace, Trasporto Pubblico Locale, Trony, Asset di Altare. Tutte storie complicate, persone diverse, famiglie a rischio.

E quindi mi trovo lì in mezzo a raccontare quello che gli sta accadendo. Giusto due giorni fa in mezzo al corteo, cercando dichiarazioni per dare sempre più forza alla difficile causa, sentivo raccontare da un sindacalista i tempi “belli” degli scioperi quelli veri che però ora a detta sua non portano più a nulla, solo a farsi del sangue marcio, che “il sistema tanto ha già deciso”.

Quando andavo al liceo, nel periodo compreso tra il 2004 e il 2009, motivi per scendere in piazza ce n’erano molti e spesso validi, gli allora ministri all’istruzione Fioroni e Gelmini di boiate ne avevano fatte e allora si andava in corteo per arrabbiarsi contro una scuola che aveva evidenti problemi. Mi divertivo, eravamo tutti insieme uniti a lottare per qualcosa che ritenevo di nostro diritto, mi arrabbiavo perchè chi scioperava se ne stava a casa e non veniva in strada e poi però si lamentava per tutto, anche per i cancellini. Una volta e un pò me ne vergogno, ma mi capirete, con la scusa del blocco scolastico, avevo saltato la protesta per la prima uscita con la ragazza con cui sono stato per quasi 4 anni. Errore? Può darsi, visti gli sviluppi futuri.

Capisco comunque la rassegnazione di un uomo che sicuramente lotte ne ha fatte tante in questi anni, pensiamo ad esempio al ‘68, una lotta studentesca senza precedenti, occupazione delle università, contro una situazione che aveva creati disuguaglianze sociali a distanza di poco più di 20 anni dalla fine della più grande divisione interna.

La rabbia generale sfociò poi un anno più tardi con l’inserimento nello sciopero degli studenti anche degli operai che rivendicavano un malessere sociale profondo e una situazione lavorativa al limite del sopportabile. Sono spariti quegli anni storici in cui protestare senza freni per qualcosa che dall’alto veniva bloccava poteva servire a qualcosa?

Non lo so, sembra quasi un “facciamolo ma tanto non cambia nulla”, certo, le alte cariche non aiutano, si mostrano accomodanti attorno a un tavolo poi quando le dimostranze sono state compiute in simil Ponzio Pilato se ne lavano la mano sbuffando come se quella fosse stata una perdita di tempo. Storia vera, succede così, capitato sulla mia pelle.

Continuerò a raccontare queste vicissitudini, sperando che tramite la mia parola qualcosa possa cambiare a loro favore, ci credo tantissimo in questo, sentendomi quasi come un gregario, un porta borracce, un mediano, un giornalista operaio come qualcuno mi ha definito. Che non poteva farmi complimento migliore.

Perchè nessuno come dice Cremonini “vuole essere Robin”. Che può avere due significati, il primo riguarda il principe dei ladri, Robin Hood, nessuno si prende la briga di rubare ai ricchi per dare i poveri. Verità, ma ci si può anche imbattere nell’incapacità di fare i comprimari, la spalla di Batman, quel Robin che più che vice “salva culi” non è. Ma che ha un significato molto più profondo. Fa ragionare l’eroe quando questo eccede nella sua smania.

Ecco, mi piace piazzarmi lì in quella via di mezzo tra il personaggio storico, probabilmente visti gli ideali, molto mancino, e chi subisce le decisioni di un sistema più forte (Batman) ma cerca di sopirle dando forza anche a chi qualcosa da dire (Robin).

Questo discorso potrebbe essere paragonabile a Salvini e Berlusconi e all’ultimo discorso mimico. Ma questa è un’altra storia……

 

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