E’ stata proprio una notte cupa, gelida quella che ha vissuto l’Italia. Ieri pomeriggio alle 18.35 il presidente della Repubblica Sergio Mattarella dopo tre ulteriori consultazioni e aver preso atto che le forze politiche non hanno trovato un accordo in questi 65 giorni visto l’assenza di una maggioranza assoluta per creare un nuovo Governo, ha annunciato le dimissioni dell’attuale presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ( che a questo punto potrebbe diventare leader del Pd) per esaurimento del suo corso e la nomina di un Governo neutrale, di garanzia.
In sintesi, cosa vuol dire? C’è bisogno di un minimo di stabilità quindi spazio a un nuovo Primo Ministro estraneo alla politica (un simil Monti) per un “Governo del Presidente” che porti almeno alla presenza italiana a Bruxelles, l’approvazione della legge di stabilità e l’impedimento dell’aumento dell’Iva con la manovra finanziaria.
Il nuovo Governo poi ha aggiunto che, cosa importantissima, dovrà avere la fiducia, se gli verrà concessa porterà il mandato avanti fino a dicembre con la possibilità che se le forze politiche riescano a trovare un accordo tra di loro lo stesso si dimetterà immediatamente.
E’ un Presidente stanco, rassegnato, arrabbiato nei confronti dei partiti quello che abbiamo visto ieri sera che probabilmente sapeva già quale sarebbe stata la risposta di chi ha giocato a scacchi dal 5 marzo in poi prendendo a schiaffi un voto dei cittadini che a questo punto non è servito a nulla per la prima volta nella storia.
Non voteranno la fiducia al governo neutrale, nessuna “mano sulla coscienza” diciamo, nessun pensiero a un Italia che potrebbe andare allo sfascio peggio di come ora è già conciata. M5S, Lega e Fratelli d’Italia hanno deciso, non daranno la fiducia, sono già praticamente in campagna elettorale, le parole di Di Battista sono al limite del vilipendio all’alta carica dello Stato, le sue parole destabilizzano e la cosa che spaventa di più che dietro alla sua “battuta” un elettorato e una parte degli italiani la pensa come lui, contrari a un nuovo governo come quello di Monti che nonostante tutto, con i propri difetti aveva sistemato i danni di un Berlusconi allo sbando.
Il Pd e gli altri piccoli partiti daranno la fiducia e non poteva essere altrimenti, si attende Forza Italia ma il no è scontato. E se venisse fatto un nome che metta tutti d’accordo, un Zagrebelsky per esempio? Cosa farebbero i 5 Stelle? Si fanno avanti i nomi dell’ex commissario allo spending review, l’ex giudice costituzionale Sabino Cassese, Alessandro Pajno e Giorgio Lattanzi oppure l’ex vice presidente di Bankitalia Anna Maria Tarantola o la direttrice generale alla Ricerca della Bce Lucrezia Reichlin.
Tutte ipotesi possibili ma il prescelto potrebbe andare in un fumo in una settimana, dopo i presidenti della Camera e del Senato con la più ristretta utilità Fico e Casellati anche il Governo Neutrale potrebbe svanire in men che non si dica.
Il voto in piena estate, il 22 luglio, non è un’ipotesi fattibile in quanto non ci sono i tempi tecnici e metterebbe in difficoltà i lavoratori stagionali fuori sede e chi ha deciso di trascorrere le vacanze, quindi si andrà verso settembre continuando ad avere una legge elettorale che non porta da nessuna parte.
L’opposizione a questa idea del Presidente della Repubblica con la motivazione che non è stato scelto dai cittadini fa sorridere e anche spaventare anche perchè la possibilità di mettersi d’accordo è stata data per più di due mesi e non sono arrivati ad un intesa per il bene del nostro Paese.
Garibaldi diceva o meglio gli è stata attribuita questa frase: “Qui si fa l’Italia o si muore”. Che è poi la sintesi in parole spicce di Mattarella.
Che, passatemi il termine, “moriremo di fame” è una cosa certa, andremo alle urne, se vorremo andarci, se ci va, a settembre/ottobre, a luglio scordatevelo, e cosa potrà succedere? Nulla. Si tratta di una prima volta nella storia che avremmo voluto evitare, in questa passata notte che di buona ha veramente poco.
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