Ne abbiamo sentite tante, troppe in questi mesi, 85 giorni di nulla o quasi.
Una Terza Repubblica che è stata aperta (forse) e richiusa in men che non si dica, Salvini e Di Maio non ce l’hanno fatta, o meglio questo turbillon di prese di tempo e prese in giro senza uscire allo scoperto hanno portato a qualcosa: si andrà di nuovo a votare.
Passo leggermente indietro. Il premier Giuseppe Conte era stato incaricato con riserva, pronto il documento congiunto e la lista dei ministri è arrivata sul tavolo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Cosa ha frenato la creazione del cosiddetto “Governo del Cambiamento“?. Il nome indicato come ministro dell’economia, quel Paolo Savona che in più riprese si era schierato per la fuoriuscita dall’Unione Europea e quindi dall’Euro è stato bocciato dal capo dello Stato.
Da savonese (di Celle Ligure per essere preciso) sentire sulla bocca di tutti il nome del mio capoluogo di provincia ha fatto un certo effetto ma che mai avrei pensato potesse portare a quello che è successo ieri sera intorno alle ore 20.00.
Il professor Conte ha rimesso l’incarico e Mattarella successivamente ha spiegato le ragioni di questa scelta con un comunicato dai toni duri che blocca la scelta indirizzata verso Savona e si protegge da eventuali crolli della borsa e impennata dello Spread oltre che mettere a riparo gli italiani e i loro risparmi. Di seguito uno stralcio del discorso del Presidente:
“Ho condiviso e accettato tutte le proposte per i ministri, tranne quella del ministro dell’Economia. La designazione del ministro dell’Economia costituisce sempre un messaggio immediato, di fiducia o di allarme, per gli operatori economici e finanziari. Ho chiesto, per quel ministero, l’indicazione di un autorevole esponente politico della maggioranza, coerente con l’accordo di programma. Un esponente che – al di là della stima e della considerazione per la persona – non sia visto come sostenitore di una linea, più volte manifestata, che potrebbe provocare, probabilmente, o, addirittura, inevitabilmente, la fuoruscita dell’Italia dall’euro. Cosa ben diversa da un atteggiamento vigoroso, nell’ambito dell’Unione europea, per cambiarla in meglio dal punto di vista italiano.
A fronte di questa mia sollecitazione, ho registrato – con rammarico – indisponibilità a ogni altra soluzione, e il Presidente del Consiglio incaricato ha rimesso il mandato. L’incertezza sulla nostra posizione nell’euro ha posto in allarme gli investitori e i risparmiatori, italiani e stranieri, che hanno investito nei nostri titoli di Stato e nelle nostre aziende. L’impennata dello spread, giorno dopo giorno, aumenta il nostro debito pubblico e riduce le possibilità di spesa dello Stato per nuovi interventi sociali.
Le perdite in borsa, giorno dopo giorno, bruciano risorse e risparmi delle nostre aziende e di chi vi ha investito. E configurano rischi concreti per i risparmi dei nostri concittadini e per le famiglie italiane. Occorre fare attenzione anche al pericolo di forti aumenti degli interessi per i mutui, e per i finanziamenti alle aziende. In tanti ricordiamo quando – prima dell’Unione Monetaria Europea – gli interessi bancari sfioravano il 20 per cento.
È mio dovere, nello svolgere il compito di nomina dei ministri – che mi affida la Costituzione – essere attento alla tutela dei risparmi degli italiani. In questo modo, si riafferma, concretamente, la sovranità italiana. Mentre vanno respinte al mittente inaccettabili e grotteschi giudizi sull’Italia, apparsi su organi di stampa di un paese europeo. L’Italia è un Paese fondatore dell’Unione europea, e ne è protagonista”.
Queste le parole di Mattarella che da subito, anzi poco prima del discorso, avevano aizzato la rabbia di Salvini e Di Maio, sconfitti così da questa scelta che a detta loro “mette fine alla democrazia, per una Repubblica che non è presidenziale” minacciando la richiesta di messa in stato d’accusa del Presidente.
Parole dure al limite del vilipendio che lo accusano di una scelta, quella di bocciare un ministro, che prevede la Costituzione. In campagna elettorale, non come in passato, il M5S e la Lega non hanno parlato di uscita dall’Euro, ma nel momento della scelta hanno puntato sul cavallo su cui chiunque non avrebbe puntato o che nessuno avrebbe accettato per una serenità nazionale a livello europeo. Loro lo hanno fatto a rischio e pericolo, quando potevano forse puntare su un altro nome, “un autorevole esponente politico della maggioranza” (come detto da Mattarella) che avrebbe seguito comunque, se avessero veramente voluto uscire dall’Euro o comunque mantenere una linea dura a Bruxelles, il dicktat del duo leader.
Così non è stato. Mossa politica di Salvini per scrollarsi di dosso Di Maio che a questo punto è in difficoltà con il suo elettorato (Di Battista origlia dalla porta con le valigie per il suo viaggio che stanno per essere risistemate in armadio) e puntare a ritornare alle urne con un Berlusconi candidabile che intanto di facciata ha appoggiato le parole di Mattarella. Mossa due, mollare Silvio, alleanza con i 5 Stelle, buttare nel calderone anche la Meloni, durissima come il duo con il Presidente e andare a votare.
La maggior parte degli italiani intanto si schiera con la Lega e i grillini in un mix di insulti social e minacce senza precedenti e questo spaventa più di un’incapacità nel formare un governo. L’ignoranza del popolo, passatemi il termine, che si fa influenzare dalle parole di due persone. Qualcuno mi ha detto: “ma la ggente pensa ai soldi, lo capiscono che questi in tre mesi non hanno risolto nulla”. Sbagliato, purtroppo in Italia non funziona così. Il ragionamento è un altro ed è terribile.
Intanto questa mattina, Mattarella ha tirato fuori di nuovo il foglio stropicciato del Governo Neutro, l’economista Carlo Cottarelli (mr spending review, Governo Letta 2013) è il nuovo Presidente del Consiglio incaricato che 99 su 100 non avrà la fiducia, a parte i voti favorevoli del Pd.
Si va al voto dopo agosto, la legge elettorale non cambierà e come dice D’Alema, questi prenderanno l’80%. E poi Savona sarà riproposto ministro dell’Economia?
“Italia sì, Italia no, se famo due spaghi” nel frattempo. Sperando che non ci vadano di traverso.
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