Un giorno senza fine

Martedì  mattina ero a Vado Ligure, vigeva l’allerta arancione fino alle ore 15.00 e sono partito da casa appena ha iniziato piano piano a smettere di piovere. Non volevo rischiare, tramite il giornale segnalavamo che la situazione a Savona non era per niente facile e con una 600 mettersi in giro sarebbe da pazzi.

Arrivo a Porto Vado, zona ponentina del comune vicino a Savona, e la situazione non è delle migliori. Persone che spalano fango dalle abitazioni ai primi piani, dai negozi, dalle officine. Arrivano i vigili del fuoco, acqua ovunque, parlo con il sindaco e fortunatamente non si è fatto male nessuno ma sono sincero che è stato un colpo al cuore vedere una situazione del genere che si è purtroppo rispecchiata anche nella vicina Bergeggi. Non essendo abituato a situazioni che si vengono a creare soprattutto nel genovese un pò di apprensione l’ho provata nonostante dovessi raccontare con “distaccamento” le novità sul giornale.

Nella chat su whatsapp nel frattempo mandavo materiale ai colleghi per la pubblicazione quando all’improvviso un messaggio e un video nel gruppo degli amici della radio: “Raga, ma è venuto giù il ponte del Polcevera!”. Subito non ci crediamo, pensiamo al ponte della ferrovia di Genova ma poi tramite i vari giri cronaca, i vigili del fuoco confermano. Le notizie rimbalzano e poi l’ufficialità, la parte centrale del ponte Morandi, circa 200 metri, non c’è più.

Arrivano le prime immagini, spaventose, i soccorsi sono immediati e il pensiero naturalmente va verso chi in quel momento passava di lì, poco dopo le 11.30. Si parla di un fulmine, che sia colpa del forte acquazzone e di un crollo strutturale.

Incredibile pensarlo nel 2018 ma così è stato. 4 persone vengono incredibilmente estratte vive, tra i quali un ragazzo sardo residente a Savona, portiere di una squadra di calcio locale che miracolosamente è rimasto illeso, si contano i primi morti che nei successivi due giorni diventano 38, più dieci/venti dispersi e una decina di feriti gravi. Nessun danno alle case sottostanti, il ponte è infatti crollato dentro il Polcevera e nell’isola ecologica dell’Amiu togliendo la vita a due operai.

I vertici politici  nazionali e locali iniziano a interrogarsi subito sulle cause, puntando il dito su Autostrade per l’Italia, la famiglia Benetton, il PD che ha governato in questi anni, il M5S che si è sempre detto contrario alla costruzione della Gronda. Poi i commenti social, le chiamate dei cittadini nei telegiornali locali che ci stanno raccontando l’accaduto i quali esprimono disapprovazione e odio nei confronti dei costruttori di un ponte che a detta loro prima o poi doveva cadere, diventando tutti geometri e architetti.

Nessuno pensa che sono morte delle persone, che bisogna mettersi a testa bassa a lavorare per ricostruire interamente un ponte e non solo una parte come subito è stato paventato. Rimbocchiamoci le maniche, tutti, i colpevoli poi si troveranno, quelli non scappano, le vite quelle non ci vengono ridate indietro.

Bisogna pensare ai 600 e più sfollati che dovranno abbandonare le loro case, abbattute per lasciar spazio a una nuova costruzione, da tre giorni senza più nessuna certezza. Non meritano di essere lasciati soli come i cittadini terremotati de L’Aquila.

Anche così siamo il bel Paese non solo con i nostri bei 4 monumenti e il rinomato cibo.

Ora lì c’è solo un Ground Zero. Il 14 agosto da quel momento è tutti i giorni, continuerà a echeggiare per parecchio tempo.

E come successo con il ritrovamento del corpo di Aldo Moro, con la caduta delle Torri Gemelle, ci ricorderemo per sempre dov’eravamo in quel momento.

Momento che si è riempito, come successo a me a Savona, di sirene di ambulanze, dei vigili del fuoco, della polizia.

Per lasciare spazio al silenzio. Che deve portare alla ricostruzione.

 

 

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