“Roma nun fa la stupida stasera”. Massimo Boldi, il Cipollino d’Italia, ha dato così il la al mio primo ascolto musicale sanremese. Non era ospite al Festival ma era ben presente nel salotto, che ammetto, un po’ patisco, anche se mi diverte, del Morgana, locale per eccellenza della movida di Sanremo.
Per il terzo anno consecutivo con Roby, oltre a perderci i primi brani del Festival, ci immergiamo nel trash più totale e ci facciamo prendere da interviste al limite della decenza. La solita orda di ragazzine urlanti affolla l’entrata e noi con non curanza e un po’ di faccia da culo ci facciamo strada parlando con personaggi che il mio compagno di viaggio fatica come sempre a riconoscere. Io dico grazie alla mamma e alla quantità incredibile di talent che mi sorbivo quando vivevo con loro.
Finita la missione foto, storie (con Instagram mi sento tornato ai tempi della gestione social di Campuswave), video e interviste, con un punto interrogativo che mi porto ancora indietro su chi sia il Biondo, andiamo a casa per una pastata e una bella dose di Festival.
Vi faccio un riassuntino senza tediarvi perché la prima serata è durata quasi 5 ore. Iniziamo dai cantanti: positivo l’impatto dei Boomdabash (canzone molto radiofonica, bene prima parte, cala nella seconda), Silvestri con il rapper Rancore, Arisa, Nek e il suo amore sfegatato, la magica poesia di Cristicchi, Nigiotti e la dedica al nonno, Ghemon è se stesso e non sbaglia mai e infine Mahmood, anonimo nel 2017 ma convincente e radiofonico in questa edizione.
Sufficienza per gli amici Ex Otago ma solo per il pezzo, pagando nettamente l’ansia da prestazione, da riascoltare gli Zen Circus e il loro stile che voglio imparare ad apprezzare, Paola Turci è elegante come sempre ma la canzone è piatta, non bene come due anni fa, la Bertè è sempre immensa e a mio avviso non ne sbaglia una da qualche annetto, Motta, Renga e i Negrita dei quali sono fans mi hanno deluso ma gli voglio dare ancora chances.
Bocciato, ma pronto a rifarsi al secondo ascolto, Ultimo, che per tutti sarà primo ma non dopo la prima sera. Per gli altri nutro poche speranze, Il Volo e Carta/Shade sono fotocopie, i primi per il pezzo con cui hanno vinto e i secondi per il loro ultimo singolo insieme, Briga/Pravo si fanno fregare da un tastierista che stava facendo pipì, Irama e Einar non pervenuti, più fiducia però per il già partecipante nei giovani anni fa. Nino D’Angelo/Livio Cori e Anna Tatangelo non pervenuti, Lauro invece….forse il rap sarebbe arrivato di più anche se la critica lo osanna.
I tre conduttori sono sempre al top, mai scelta fu più azzeccata, Bisio e la Raffaele sono due animali da palco e nonostante la gaffe del saluto con la mano a Bocelli di Claudio e delle parole sui Casamonica di Virginia, non hanno sbagliato nulla. Baglioni ha cantato, gestito, ha fatto il suo con nessun discorso che potesse nuovamente destabilizzare un ambiente saturo anche di mezze parole “fuori posto” che tanto male poi non fanno.
Gli ospiti sono il top: Picchio Favino è un fenomeno ma non ce ne accorgiamo oggi, Bocelli è Musica, Giorgia è LA Voce. Poco da dire, peccato per Santamaria, ma nella sfida con Pier Francesco non poteva che straperdere.
Scappo al Dopo Festival, vengo sorteggiato e mi godo lo show post Festival, in prima fila come i veri vip. Sono galvanizzato, nella super band suona Fede “Il Capitano” Poggipollini, chitarrista di Ligabue, del quale sono fedele ammiratore da anni, Papaleo è un mostro di simpatia e cordialità, la Foglietta è una professionista esemplare anche se meriterebbe più spazio, della terza presentatrice faccio fatica a ricordare il nome, ma forse è meglio così.
La serata scorre leggera, divertente, sfavillante con il freestyle pazzesco di Shade che rivaluto da matti e anche lo stesso Lauro mi sembra simpatico. Sarà la magia positiva del Casinò.
Scrivo il pezzo all’ex Drumken tra le chiacchierate con il maestro Morini e i commenti festivalieri e il primo vero giorno del Festival vola via in un attimo.
Le prime poche ore di sonno iniziano a farsi sentire, i pensieri della casa, della 600 con la gomma bucata e di una Luana distante chilometri anche. Ma si continua, c’è ancora tanto da dirvi. Il bello inizia ora.
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