Perchè le vittorie inaspettate fanno arrabbiare? Molto banalmente perchè non te le aspetti e perchè viviamo un periodo storico che se si porta a casa la vittoria un ragazzo di colore ancora non lo accettiamo.
Il 69° Festival di Sanremo va all’italo-egiziano Mahmood e alla sua “Soldi”. Sorpresi? Abbastanza. Alla vigilia come vi avevo annunciato nel pezzo di ieri erano favoriti Ultimo, Irama/Il Volo/Cristicchi o Silvestri e Loredana Bertè. E partirei proprio da quest’ultima, nell’anno del film dedicato a sua sorella, la compianta Mia Martini, e come corollario del suo fine carriera, Loredana, sbanca con il voto del pubblico da casa. Ma non basta e quando Baglioni, Bisio e Raffaele svelano la classifica, l’annuncio del suo quarto posto vede partire una bordata di fischi senza fine e mai vista all’Ariston. Solo Il Volo nel 2015 ci era andato così vicino.
In finale ci vanno Mahmood, Il Volo e Ultimo. Che come l’anno scorso potrebbe ribaltare il suo nome e portarsi a casa la coppa, Il Volo permettendo che non piacciono a critica e stampa ma sono amatissimi tra la gente nel mondo. Alessandro, il sardo egiziano, si presenta alla finalissima con una percentuale bassissima di voti da parte del pubblico ma “fa fuori” la Bertè grazie alla giuria e ai giornalisti e le “frega” anche il pubblico riuscendo a portarsi a casa la clamorosa vittoria dopo il secondo televoto.
E’ una vittoria della multietnicità italiana, della globalizzazione e del battito di mano simil Gabbani con la scimmia e Lo Stato Sociale con la vecchia. Anche se somiglia a Di Maio (così han detto dalla Sala Stampa Lucio Dalla), a Salvini non piace (ulteriore crepa M5S/Lega? #sischerza), preferiva Ultimo, un ulteriore smacco alla sua politica anti immigrazione.
La politica dopo le polemiche iniziali pre Festival continua a far parlare di sè nonostante tutto. Ma le critiche quelle no, non ci stanno, nel 2019 non ci posso credere che un utente medio di Sanremo spenda soldi per votare un artista, facciamo votare gratis dai social, allora sì che capiremmo se il sistema funziona.
Ultimo non ci sta e si scaglia contro i giornalisti che a detta sua gli hanno fatto una campagna mediatica sbagliata. A mio avviso invece è il contrario, era sotto l’occhio di tutti che sarebbe stato il preferito, patisce le pressioni? Molto probabile. Solo che a 22 anni e, siamo d’accordo un curriculum invidiabile con stadi nell’agenda 2019, se non sai come comportarti e rispondi così a chi ti giudica, le case discografiche prima o poi ti danno un calcio nel sedere meritato. Mahmood per lui è un “ragazzo” (per carità fino ai 30 lo siamo tutti) quando in realtà ha 4 anni più di lui, è scocciato, capibile, ma un po’ di umiltà a volte non guasterebbe.
Cosa ci portiamo via da questo Festival? Un Baglioni innovativo, questo sì, aprendo a Ghemon, Motta, Ex Otago, Achille Lauro, Boomdabash e Zen Circus, ha stravinto e aperto a un pubblico decisamente più giovane, ma per quanto riguarda lo show non ci siamo. Onnipresente ovunque, ha cantato tutto il repertorio, duettato con tutti e si è persino sponsorizzato durante la pubblicità. Ci vuole un cambio di rotta. E il prossimo che sceglierà mamma Rai potrebbe essere proprio uno dei suoi uomini di fiducia: Amadeus. Ma non escluderei un ritorno di Bonolis, un primissimo sbarco di Gerri Scotti, la suggestione legata ai due fratelli Fiorello, improbabile per ora Cattelan, nome da prossimo futuro come Rovazzi e Pio e Amedeo (come spalle alla Luca e Paolo sotto la gestione Morandi).
Staremo a vedere. Intanto me ne torno a casa, la settimana festivaliera è finita e mi porto dietro un ulteriore bagaglio di esperienza lavorativa a fianco di professionisti esemplari.
Festival ci rivediamo l’anno prossimo. Intanto godetevi i miei voti finali, Baglioni escluso, che si piglia un 6 di incoraggiamento:
VIRGINIA RAFFAELE: Canta, balla, recita, imita. Insomma sa fare tutto e gli riesce strabene, un punto in meno per la non irresistibile sintonia con Bisio. VOTO 7.5
CLAUDIO BISIO: Poco da dire è un intrattenitore nato, ma alcune cose però non fanno ridere ad esempio quando fa il mimo. Bene il monologo con Anastasio, ci aspettavamo forse di più ma era parecchio emozionato. Genialata il premio del pubblico alla Bertè, inventato per salvare capre e cavoli dopo la bordata di fischi. VOTO 6.5
MAHMOOD: Si nasconde come un camaleonte nei meandri di un applauso e a sorpresa si porta a casa il premio. E’ un italiano al 100% come ha voluto sottolineare e per fortuna che ci sono ragazzi così con valori importanti. Non è nè Marracash nè Di Maio, è Mahmood e ricordatevi di lui, soprattutto come autore. VOTO 9.
ULTIMO: Ha un pezzo fortissimo e lui una grinta senza rivali, l’ultima sera ha tirato fuori un’energia che non vedevo da tempo. Poi però non sa perdere, si rivela parecchio spocchioso e insulta chi lavora. Deve crescere e mangiarne di panetti, al momento è uno qualunque che riempirà gli stadi. Ma comunque solo un ometto. Un ragazzo. VOTO: ESIBIZIONE 9/ATTEGGIAMENTO 2: TOTALE 5
IL VOLO: Con un pezzo fotocopia o almeno poco meglio di “Grande Amore”, è un miracolo che siano arrivati terzi. Non piacciono agli addetti ai lavori ma il pubblico li ama, affascinati dal loro stile. Non li boccio brutalmente, il pubblico è sovrano, ma che cambino atteggiamento, la spocchia non paga, per niente. VOTO 5
LOREDANA BERTE’: Il pezzo non è male, lei ultimamente riesce sempre a centrare l’obiettivo e Irene Grandi nei duetti l’ha aiutata da matti. Meritava la vittoria come detto per il fine carriera e per onorare sua sorella, il pubblico la voleva a ogni costo ma non è bastato, solo i fischi valgono il primo posto. A mio avviso ci riproverà. VOTO 7
SIMONE CRISTICCHI: Che poesia ragazzi, ma purtroppo non poteva vincere essendo figlia di “Ti regalerò una rosa”. I premi che meritava se li è portati a casa anche se Simone puntava al podio. Artista immenso e forse molto spesso sottovalutato. Teniamocelo stretto. VOTO 9
DANIELE SILVESTRI: Suo stile, la canzone è forte anche se non mi convince la gestione del palco. Rancore è una bella sorpresa. Da capire perchè non è stato inserito come duettante insieme a Sivestri. La presenza di Manuel Agnelli il venerdì è decisamente superflua. Due a due con Cristicchi come premi. VOTO 8
IRAMA: Sbancherà le radio ma considerando il pronostico del podio è uno dei delusi di questa edizione. Rispetto al 2016 è decisamente cresciuto ma ne deve ancora mangiare di pastasciutta. VOTO 5.5
ARISA: Lei questo brano non lo voleva e si è visto tutte le sere, soprattutto la prima dove ha steccato, l’ultima aveva pure la febbre e non fa testo. E’ settima perchè si chiama Arisa ma quest’anno era da 15esimo posto. VOTO 5
ACHILLE LAURO: Gli accostamenti con Vasco Rossi sono da sentirsi male, a tratti è uno spocchioso, in altri vedi primo “Dopo Festival” è timido e gentile. Non ho ancora capito che tipo è ma è piaciuto, forse non siamo ancora pronti a quel genere. Ci dovremo forse abituare. VOTO 5
ENRICO NIGIOTTI: Era da un po’ che una canzone non mi faceva commuovere ad ogni ascolto, lascia libertà d’interpretazione per chi ricorda un nonno speciale. Lui ci ha messo tutto ed è vergognoso poter pensare che sia un pezzo paraculo. C’è tutto Nigio nel brano, meritava miglior sorte ma se continua a scrivere così piacerà assai. VOTO 8
BOOMDABASH: CHEFFFORTI!!!! Una canzone che ci porteremo dietro fino a luglio, sono una forza della natura. La prima parte cantata da Biggie Bash è pazzesca, la seconda di Payà un pò meno anche se mi sarebbe piaciuto sentire due parole in salentino. Sono la sorpresa del Festival e hanno ridato vita a un genere che in Italia arranca da morire. VOTO 8
GHEMON: Sincero? Mi aspettavo un’altra roba. Più incazzato come piace a lui, pezzo discretamente piatto. Ha una voce incredibile però che lo fa piazzare in alto. Non si può stroncare uno che vende una marea di dischi, diamogli fiducia. VOTO 5.5
EX OTAGO: In sala stampa non li conosce nessuno, ma da orgoglio genovese ne ho sempre preso le parti. Sono forti prima di tutto come persone, quando li senti ti trasmettono tutta la gavetta che hanno fatto. Loro sì che se lo sono meritato di arrivare lì. “Solo una canzone” è la classica storia di Maurizio, inguaribile romantico che ha bisogno solo di un abbraccio. Forti, veramente forti. VOTO 8
MOTTA: Al primo ascolto speravo meglio, quando ho scoperto che ci sarebbe stato ero gasatissimo. Ha tutto un suo stile che in Italia nessuno ha e nel brano si sente, ma il ritornello mi scade in una banalità enorme. Nada ha ridato luce al pezzo garantendogli la vittoria del duetto. Ha un sacco di agganci ma a mio avviso non gli servono. Prossima volta deve rimanere più fedele a se stesso. VOTO 6.5
NEK E RENGA: Li metto insieme perchè mi hanno deluso entrambi. Neviani forse ha il pezzo più forte ma non lo sfrutta, Renga è sempre la copia di se stesso. Dispiace ma quest’anno ha leggermente toppato. Li rivedremo, sono due rocce. VOTO 5
PAOLA TURCI: L’eleganza fatta in persona, ogni sera sorprende con i suoi 54 anni. In sala stampa fa nuovamente sentire come nel 2017 di essere una donna tutta di un pezzo. La canzone non le rende merito ma fare meglio di “Fatti bella per te” inno al genere femminile era molto complicato. Guerriera. VOTO 7
THE ZEN CIRCUS: Non li conoscevo lo ammetto e non mi sono dispiaciuti. Il palco dell’Ariston fa fatica a capire il loro genere ma fanno il loro e lo fanno discretamente. Consiglio un loro concerto, io inizierò a ascoltarli, vi farò sapere. VOTO 6
FEDERICA CARTA E SHADE: Copia di “Irraggiungibile”. Per carità il ritornello è una bomba a orologeria ma fare un pezzo praticamente identico per sbancare su Spotify e in radio non mi è sembrato il caso. Loro si trovano bene ma se non dai contenuti cresci poco. VOTO 5
NEGRITA: Che delusione. Li aspettavo con ansia essendo la mia band preferita e mi hanno sconcertato. Sarebbe stato bello vederli conquistare il palco invece sono piatti e Pau sembra avere la museruola. Con Ruggeri era persino seduto. Ma fatelo muovere! Un vero peccato. VOTO 4
PATTI PRAVO CON BRIGA: Ci hanno fatto divertire, quello sì, Patti è l’imitazione di se stessa e il povero Briga può stare solo a guardare. La prima serata sono stati fregati dal tastierista che era a pisciare, l’ultima sera Patti è partita venti minuti prima per poter arrivare sul palco e la stiamo ancora a aspettando. VOTO 6
EINAR E ANNA TATANGELO: C’erano anche loro? Inconsistenti. VOTO 4
NINO D’ANGELO E LIVIO CORI: Il napoletano sul palco non è più di moda, Cori (o meglio Liberato) mi è piaciuto, Nino a parte una miriade di “Famme vedè” non pervenuto. Ultimi da martedì. VOTO 4.5
PIO E AMEDEO: Prendono a schiaffi tutti. Baglioni, la Rai, Berlusconi, Salvini, Di Maio e se lo possono permettere. Hanno retto il palco da re dopo l’incursione in sala stampa dell’anno scorso. Non me lo sarei mai immaginato. Nel futuro faranno da spalla. Immensi. VOTO 9
DOPO FESTIVAL: Che energia!!! Papaleo e Foglietta sono professionisti veri, non mi è piaciuta la Marchetti, nonostante la spigliatezza, è ancora un po’ acerba. La band è una forza. Hanno allietato con grande stile il post gara. Promossi. VOTO 8
LIGABUE: Bocciato e trash allo stesso tempo. Non dico altro, sono troppo deluso. VOTO 4
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