Ricordo il primo articolo su Savonanews come se fosse ieri. Era il primo pomeriggio del 12 gennaio del 2017 e rientravo da una mattinata milanese pazzesca in diretta a Radio Deejay da Linus e Nicola Savino. Ero emozionato, non lo nego e un semplice articolo sui voti provinciali nel quale il Pd savonese era nettamente crollato, mi sembrava già da Premio Pulitzer.
Ero appena entrato nella squadra del quotidiano di informazione locale del gruppo Morenews, ma mi sentivo come a casa, in mezzo a una famiglia. Fino a quel momento avevo svolto i più disparati lavori, dal macellaio per 5 anni, all’istruttore di nuoto, il bagnino, il venditore di articoli sportivi, il barista. E i ricordi più belli con la scrittura li avevo con i temi delle superiori e con il libro della carriera sportiva di mio padre scritto in coabitazione con mio fratello.
Mi salvo con la passione, la mia arma migliore, che mi ha aiutato in questi due anni a raccontare, spero bene, la provincia di Savona. Sulle qualità della scrittura non saprei, sicuramente c’è ancora molto da imparare.
Il racconto dei cortei che danno voce alle aziende in crisi e ai lavoratori (Mondomarine, Piaggio, Bombardier, Tpl), la bagarre politica interna al comune di Savona, per le elezioni comunali, le belle storie, la cronaca tanta, purtroppo, in questi anni, dai morti ai grandi incendi, la storica mareggiata dell’ottobre 2018.
Poi il rapporto con le persone, cordiale, di fiducia, per cercare di far capire a chi devo interfacciarmi che tipo di persona sono. Non è facile, molto spesso ci sono di mezzo dinamiche che neanche la lealtà, la disponibilità e la correttezza riescono a mediare. Allora si lavora a testa alta per scardinare le varie problematiche che si sovrappongono, a cominciare dalle rivalità che portano gli altri a metterti contro o a sminuirti nei confronti dei diversi interlocutori.
E’ un lavoro difficile, molto, con orari giustamente che vanno al di là di qualsiasi orologio (facendo incazzare, anche se nel mio caso hanno sempre capito, anche chi ci sta intorno), e non capisco quando molto spesso mi dicono che non facciamo un cazzo, che godiamo delle disgrazie degli altri, che pensiamo solo alla notizia.
Siamo umani e non nego molte volte di essermi fermato a pensare nei momenti morti (difficili) a quello che avevo appena raccontato in prima persona.
Il 14 marzo del 2019 a Genova sono andato a ritirare il patentino da giornalista pubblicista e la stessa mattina la pergamena di laurea.
Stessa dinamica del gennaio 2017, due cose pazzesche nello stesso giorno, che vanno a chiudere un mini ciclo e ne riaprono un altro.
Sempre nel segno della verità.
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