Cosa c’è da dire

Non ho guardato Sanremo. O meglio, di ritorno da allenamento, a cena dai miei, con mia madre sintonizzata su Rai 1, mi sono posizionato schiena alla tv come faceva il mio bisnonno, che non amava particolarmente quel nuovo aggeggio che faceva incollare tutti attirati dalla novità. Non è un segno di protesta, per carità, vorrei che ci fosse tutto l’anno, però fa troppo “male” quest’anno non esserci. Non essere presente a quel carrozzone che in questa edizione, la 70esima, pare essere ancora di più allettante, mi rammarica dopo gli ultimi 4 anni consecutivi, ma si sa il Festival c’è una volta l’anno no? E visto che c’è chi aspetta con ansia il Natale, io invece attenderò la prima settimana di febbraio, aspettando già da gennaio 2021 la lista dei cantanti in gara.

Da Junior Cally allo stesso Amadeus, le polemiche come al solito hanno dato il la al Festival e non mi addentrerò in viaggi filosofici e commenti da espertone, visto che come detto per quest’anno sto in disparte, però un pensiero lo si può mettere in campo. Il rapper mascherato accusato di sessismo e di istigazione alla violenza contro le donne per la canzone Strega del 2017, probabilmente ha già vinto il suo Festival. Si è parlato di lui dopo che un pezzo del genere, con un testo del genere, che non conoscevo, come non conoscevo lui, è finito sulla bocca di tutti. Giusto o sbagliato sia sul palco dell’Ariston? Il titolo del suo pezzo in gara, è emblematico. “No, grazie”.

Sulle parole di Amadeus e il suo “ha la capacità di stare accanto a un grande uomo, stando un passo indietro“, rivolto alla compagna di Valentino Rossi (presente durante le serate) c’è poco da dire. E’ stato frainteso, altro che sessismo, certamente non è una motivazione utile per essere scelta per Sanremo, ma il fatto che risulti poco “visibile” o conosciuta agli occhi di tutti perchè è la ragazza del campione di Moto Gp,  è un dato di fatto.

Chiudiamo questo capitolo del Festival e mi dispiace ma non ne riaprirò nei prossimi giorni. Il racconto giorno per giorno è bello vivendolo da là, da casa siamo tutti bravi a parlare.

Ne sono successe di cose in questo primo mese del Venti Venti (e qua cito Matteo Faccio, andatevi a leggere il suo NonDiario giorno per giorno su Campuswave.it). Vi avevo lasciato con un pezzo-considerazione sull’annata che porterà ai miei 30 anni e a quella pancia che non deve lievitare, anche se magicamente il mio metabolismo sembra essere cambiato da un anno e mezzo a questa parte.

La Cina è sconvolta dal sopravanzare del Coronavirus che ha portato al momento alla morte 492 persone e 200mila sotto osservazione. Paragonato alla Sars, ha un tasso di mortalità ancora incerto a causa della fase transitoria di contagio ancora in corso e visto il naturale e continuo andirivieni dei cittadini asiatici nelle diverse parti del mondo si sta espandendo a macchia d’olio, con conseguenze al momento non ancora particolarmente preoccupanti. Anche se la paura del contagio sta tenendo tutti in apprensione e paura. Sabato scorso ad esempio ho seguito con il giornale, lo sbarco della Costa Smeralda a Savona, bloccata due giorni prima nel porto di Civitavecchia a causa di un sospetto caso (smentito poi dalle analisi negative) e notavo, oltre ad avere io stesso un certo timore (ma sono ipocondriaco, chettelodicoaffà), il comportamento delle persone scese dalla nave che stavano lontani chilometri da qualsiasi soggetto con gli occhi a mandorla. Una pazzia. Così come succede per strada, dove al minimo starnuto di un asiatico, vedi quasi la gente scappare a gambe levate. In Italia siamo riusciti a isolare il virus, un risultato che ci può riempire di orgoglio, visto che siamo tra i paesi apripista per la ricerca scientifica.

Da Wuhan alle Sardine il passo è breve. Vi avevo raccontato di quanto sia favorevole al movimento di piazza che riunisca alle persone, ma i fatti degli ultimi giorni mi hanno reso leggermente perplesso. Sui social tutti si scatenano additandoli, insultandoli e urlando alla vergogna e su questo non avevamo dubbi, basta solo guardare una diretta Facebook di una qualsiasi testata giornalistica e i commenti che ne conseguono. Solo una cosa mi chiedo. Perché?  Perchè una foto dei fondatori del movimento con i Benetton, che già tutti odiano per essere i concessionari di Autostrade (altro tema più che hot, soprattutto in Liguria)? Credo che non abbiano pensato alla conseguenza che avrebbe creato quello scatto nella già più chiusa mente delle persone. Ora iniziano ad arrivare le prime scissioni dal gruppo bolognese, con il gruppo romano che si è dissociato da quella foto. Una spiegazione vera e propria non è ancora arrivata, ma sotto sotto sapevamo che un movimento di piazza, dopo l’exploit del Movimento 5 Stelle (poi sfociato, con alcune eccezioni, nel partito che viviamo tutti i giorni), non sarebbe durato più di tanto. Non voglio essere melodrammatico ma nel 2020 è difficile dare un seguito a una cosa di questo tipo, anche se si è stati decisivi in un’elezione regionale in Emilia.

Vado verso la conclusione di questo turpiloquio, con un pensiero rivolto a Kobe Bryant. Non sono mai stato un grande amante del basket e personalmente non lo ho mai visto giocare se non con qualche spezzone in tv. Ma mi soffermo sui suoi 41 anni, classe 78, come mio fratello. Giovanissimo e pronto per partire con la sua seconda vita dopo una carriera da professionista esemplare. Il suo aereo si schianta e con lui tutti i suoi sogni futuri, quelli di sua figlia e di altre 7 persone. In un attimo tutto svanisce e dopo quei fatti non possiamo che sentirci tutti un pò più fragili. Non perchè è mancata una persona “famosa” che consideriamo invincibile. Ma perchè è morto un ragazzo di 41 anni, una bambina di 13. Fratelli miei, tuoi, di tutti.

E mi accorgo così, e lo faccio spesso negli ultimi giorni, anche se questi fatti sono distanti da noi e ci toccano solo marginalmente, che trovarmi a discutere animosamente con la persona che amo non serve a nulla.

C’è poco da dire. Mi “basta” il suo amore e nient’altro.

 

 

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