Non è semplice e anzi risulta scontato parlare del 25 Aprile. Però è necessario, questo certo.
La storia la conosciamo bene tutti (forse) e non ci dovrebbe essere bisogno di raccontare perché festeggiamo la festa più importante del nostro Paese.
Non siamo potuti scendere in piazza quest’anno a causa dell’emergenza Coronavirus. Poco male visto che, com’è giusto che sia, il pensiero a chi ci ha donato la libertà nel 45 può volare anche su un terrazzo. E quest’anno, a mio avviso, anche se stranamente più osteggiato da chi non ci crede, da chi è terribilmente ancora una camicia nera nell’anima, ha un significato più intenso.
Stiamo piano piano perdendo a causa naturalmente del tempo che passa le nostre memorie storiche e “la guerra invisibile” si è portato via i nostri eroi che probabilmente senza di esso anche con patologie cliniche non facili avremo potuto abbracciare ancora per qualche anno. Avremo potuto ascoltarli, ancora e ancora e ancora, senza stancarci.
Non ci sono più ma ci siamo noi. Che dobbiamo tramandare. Assolutamente.
Penso ad esempio a Bella Ciao. E’ la canzone della Resistenza e suonarla, cantarla, mettere un video di una qualsiasi versione, fa bene al cuore. Ce n’è bisogno. Ieri, oggi, domani. Sempre.
Ieri abbiamo messo sul cellulare la versione dei Modena City Ramblers. Nel nostro palazzo e in quelli vicini nessuno alle 15.00 è uscito fuori sul terrazzo e l’ha cantata/suonata. Si sentiva solo in lontananza. L’ho cantata nella mia testa, mi sono emozionato. Ho abbracciato Luana, è stato meraviglioso. Noi e il nostro tricolore “umano” con manichino inventato a fare il colore rosso.
Chi lo chiama inno dei comunisti non capisce un cazzo. E non faccio nomi di un nessun politico servirebbe a poco. Per questo andando contro corrente la versione di Guccini anti Salvini, Meloni, Berlusconi, non mi è piaciuta. E’ stata data troppa importanza ai 3 personaggi.
Parlano i fatti, la memoria.
Quella nessuno mai ce la potrà cancellare.
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