Giornata mondiale della Libertà di Stampa. Oggi, 3 maggio, è un giorno importante per chi fa il mio mestiere e mai come quest’anno mi soffermo su quanto questa ricorrenza sia veramente importante e anche purtroppo, troppo osteggiata e non rispettata.
Negli ultimi mesi devo essere sincero ho perso un po’ la fiducia, non la voglia e la passione sia chiaro, per il lavoro del giornalista che in questo ultimo anno di pandemia è stato veramente messo nell’occhio del ciclone.
Qualsiasi cosa scritta crea una polemica, tutti si sentono di poter fare meglio e ti puntano il dito contro anche con insulti che fanno male nel personale e che non devono farci pensare che si possa stare in silenzio. Anzi.
Giusto una settimana fa in Darsena a Savona ho raccontato con una diretta su Facebook del giornale, come gli altri colleghi in collegamento da Finale, Loano ed Albenga, le riaperture a cena di bar e ristoranti con interviste ai titolari dei locali. Insomma un servizio pubblico per capire come la città provava a ripartire. Solo che molti, giovani soprattutto, non l’hanno pensata in questa maniera e mi si sono scagliati contro, dicendo che stavo riprendendo per far vedere gli assembramenti e violando la loro privacy. Mi sono preso, senza stare zitto perché non è nella mia natura, una marea di insulti anche da persone che non indossavano la mascherina e si ritenevano stufi di questa situazione.
Episodi questi, che si ripetono ogni qual volta raccontiamo una manifestazione, come ad esempio in occasione della protesta dei ristoratori, dove un partecipante con un foglio di protesta in mano ha avuto la bella idea di spiaccicarlo sulla telecamera del mio cellulare. E in confronto alle aggressioni subite dai colleghi a Roma e Torino quell’episodio è solo una goccia nel mare.
L’altro giorno poi sono stato definito poco corretto da un amministratore che per un articolo che lo coinvolgeva voleva essere contattato prima di uscire con il pezzo pubblicando la sua versione. Tutto giusto, è l’ABC sentire tutte le campane, ma se questa persona la chiami 6 volte con nessuna risposta, cosa poi pensi di pretendere?
Sta diventando una “guerra” giornaliera e continuerò a non mollare per far sì che il lavoro che continuerò a definire sempre il più bello del mondo, sia rispettato.
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