Non ce lo saremmo mai aspettato. Quante volte ripeto questa frase alla settimana. E ancora oggi, a distanza di un anno e tre mesi vedere le persone passeggiare con le mascherine (chi le ha o le indossa bene) mi fa ancora molto strano.
Ed è diventata praticamente una seconda pelle ma che non sappiamo stabilire per bene quando potremo levarle.
Non so se potremo mai tornare realmente alla nostra vita di prima ma ci manca e non nascondo che anche solo giocare a calcetto mi farebbe stare un po’ meglio. Si può fare da una settimana, certo, ma devo essere sincero che non me la sento ancora di andare.
Nei vari gruppi continuano ad organizzare le partite e sono l’unico che si è tirato indietro. Ipocondria? Forse sì, ma anche una preoccupazione per una situazione che sta certamente migliorando ma che non ci può fare ancora tranquilli nonostante comunque gli esperti ci dicano che il contagio non dovrebbe avvenire all’aperto.
In famiglia piano piano tutti si stanno vaccinando con mamma e papà che hanno ricevuto la prima dose due settimane fa. Un sospiro di sollievo grosso come una casa ma come gli dico di continuo non si può abbassare la guardia.
Venerdì come vulnerabile (sono asmatico), sono riuscito a prenotarmi, facendo refresh sul sito dalle 21.00 (quando il sito si sarebbe sbloccato alle 23) e a fine mese riceverò il vaccino. Quella sera non stavo nella pelle nell’aspettare l’apertura della prenotazione e appena ho avuto la data ho esultato con Luana come un pazzo.
Altro che l’Inter campione d’Italia dopo 11 anni. Quella è la vittoria più grande che sarà apoteosi quando finirà tutto questo.
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