La Liguria ha tanti difetti a partire dalle infrastrutture ma quanto è bella ragazzi. Con Luana nella settimana di ferie light ci siamo concessi due giorni tra le 5 Terre e Porto Venere. In 31 anni non c’ero mai stato e un po’ me ne vergogno, vista la vicinanza da casa, ma è stata veramente una bella sorpresa.
Partenza presto giovedì mattina, ci siamo addentrati prima nella stupenda Bonassola che sarò sincero, è la più bella località che abbiamo visto. Subito, usciti dalla stazione ci accoglie con un castello e poi ti lascia a bocca aperta con un mare splendido e un entroterra che ti porta alla Madonnina della Punta lasciando spazio ad uno scorcio veramente mozzafiato.
Per arrivare a Levanto bisogna attraversare la pista ciclopedonale e le gallerie ti mettono a riparo dal primo tosto sole di maggio. Non è particolarmente lunga ma arrivati in paese le gambe le avevamo già a tocchi. È solo un passaggio (ci eravamo già stati per una cena l’estate scorsa) e dopo aver mangiato arriviamo nella prima Terra: Monterosso.
La più turistica oserei direi, infatti ne rimaniamo colpiti molto meno ma è comunque un bel vedere. Da apprezzare la zona del porto.
Vernazza ci colpisce sinceramente di più e usciti dalla stazione ti accoglie con questo caruggio che ti porta direttamente all’insenatura-porticciolo. Le barche in mezzo alla via danno proprio il senso di quanto sia marinaresca al 100% il paesino. Non c’è spiaggia se non una striscia di sabbia che però di fronte ha ormeggiate alcune barchette. Dall’alto è proprio bella. Per portarsi a casa un bello scorcio fotografico è il massimo.
Ci spostiamo ancora. Corniglia, Manarola e Rio Maggiore le vedremo il giorno dopo. Tour de force, si va a La Spezia e poi da lì proseguiremo verso Porto Venere.
Le gambe iniziano a fare male e scesi dal capoluogo spezzino ci sentiamo già abbastanza persi perché per arrivare nel comune del golfo dei Poeti bisogna prendere l’autobus e indicazioni su quale prendere non ce ne sono. Arrivati alla fermata oltre a chiederci quanto poco durino i semafori (sì, siamo vecchi) riusciamo a prendere la corriera e nel frattempo mentre salgo mi provano a fregano pure il cellulare. Eh si. Errore mio perché mai va messo nella tasca posteriore dei jeans ma fortunatamente la prontezza di riflessi mi ha permesso di prenderlo dalle mani del ladro al quale ho sferrato un gancio sinistro che neanche Tyson ai tempi buoni. Succede anche questo purtroppo, non bene l’impatto con gli spezzini…
Lasciando perdere la guida dell’autista in pieno rally del Golfo, dobbiamo cambiare due autobus che neanche nel più sperduto paesino sperduto nelle montagne. Al volo poi, totalmente a caso senza neanche avvisare. Sarà l’usanza vai a sapere. Poi diciamo delle infrastrutture liguri.
Finalmente in albergo, dopo un meritato riposo e un’insolazione che ha procurato a Luana un mal di testa fotonico, ci godiamo la cena e il Prosecco vista mare va via come l’acqua. Con una certezza: prendere sempre il piatto che ti piace di più e mai sperimentare. L’aragosta non fa per me.
Porto Venere è bella. Veramente bella. Se vuoi fare un bel book di foto è l’ideale. Anche per sposarsi (ecco ora sì che sono spacciato quando lo leggerà la mia dolce metà). I caruggi naturalmente hanno sempre il loro perché così come la grotta dedicata al noto poeta inglese Lord Byron. Il mare fa da sfondo a più riprese in più di uno scenario. Un paradiso.
Facciamo prima il giro delle isole Palmaria, Tino e Tinetto dal battello, ed è ancora di più una magia pura per la macchina fotografica. Soprattutto al ritorno quando tutto il paese ti si spalanca in faccia.
Stessa storia per andare a Rio Maggiore dove possiamo notare tutto il bello grazie ad una visuale privilegiata. Anche lì le barche una a fianco all’altra ti aprono ad un mondo che sa di “antichità” per un mestiere che sembra dimenticato ma non lo è in quei paesini. Paura pranzo con una pinsa da mille e una notte, crepes alla nutella come i veri porci e siamo pronti a ripartire anche se il tour de force ci sta prosciugando.
Manarola e Corniglia? Preferiamo non raccontarvi tutto. Le rivedremo poi sicuramente un’altra volta e saprete. Per non farci mancare nulla abbiamo avuto un contrattempo con il treno e siamo stati costretti a prendere un regionale per tornare a casa che definire degli orrori è dire poco. Paura e delirio.
Prossima tappa? Vedremo sicuramente l’entroterra del savonese e dell’imperiese che hanno ancora tanto da raccontare. Dopo un anno e mezzo di difficoltà non potevamo non partire da casa nostra. Però sulle infrastrutture c’è ancora parecchio da fare.
Rispondi