Al momento a qualche ora dalla prima chiama c’è solo una certezza. Silvio Berlusconi non farà parte della corsa al Quirinale. O meglio, non è lui il candidato del centrodestra ma sta continuando a lavorare o ha già lavorato sotto traccia e ha già dettato la linea racimolando già qualcosa di importante per il futuro. Magari il ruolo di senatore a vita.
Il Pd come spesso avvenuto nel passato brancola nel buio, così come il Movimento 5 Stelle che sembra sempre meno quel partito che lancia il nome insolito sulla propria piattaforma e lo fa votare dagli iscritti. E’ cambiato tutto da un po’ e hanno dovuto adeguarsi. Con Giuseppe Conte prevale il dialogo, ma le idee?
Matteo Renzi da crollatore dell’ex presidente del Consiglio pensa di avere ancora un ruolo importante in questa corsa e si fa forte lanciando il nome del centrista Pier Ferdinando Casini che in più di un’occasione ha governato e strizzato all’occhio a tutti. A parte il M5S, che coerenti dovrebbero dare il loro diniego. Ma anche lo stesso leader di Italia Viva dovrebbe farlo. Il fu “rottamatore” però è preistoria.
La Lega ci sperava un po’ nel dietrofront di Berlusconi però nomi “forti”, anche se Salvini è certo di avere un asso nella manica, non ce l’hanno. Il Cavaliere ha dato un probabile diktat, 3 suoi nomi. L’ex presidente del Senato Marcello Pera, 78 anni, quindi età da Colle, Maria Elisabetta Alberti Casellati, forzista, attuale presidente del secondo ramo del Parlamento, 75 anni e Gianni Letta, 86 anni, troppi, ex sottosegretario, con il dialogo che lo stesso ha avuto con Draghi che però non è piaciuto al presidente di Forza Italia.
Ecco, proprio l’attuale Premier. Metterebbe d’accordo tutti, solo Fratelli d’Italia storcerebbe il naso. Ma chi al suo posto suo a Palazzo Chigi? I più conservatori puntano sul ministro dell’economia Daniele Franco, tutela per i conti e il Pnrr, poi si passa alla ministra Marta Cartabia (anche l’ex giudice della Corte Costituzionale è stato un nome della prima ora) e al collega Vittorio Colao. Non manca anche il nome politico, con il leghista moderato Giancarlo Giorgetti in prima fila. Infattibile però. Elisabetta Belloni parte leggermente dietro i primi, scelta da Draghi direttrice generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, una vita al Ministero per gli affari esteri. Ed è uno anche da Presidenza della Repubblica, un outsider che potrebbe piacere a tutti
L’ex numero uno della Bce rimarrà comunque al suo posto, i mercati e i fondi in arrivo lo richiedono.
Sergio Mattarella invece si godrà un meritato riposo. A questo giro nessuno lo tirerà per la giacchetta come avvenuto con il suo predecessore Giorgio Napolitano. Quello era stato un errore madornale. Non ci ricascheranno.
Tornando al Partito Democratico potrebbe rispolverare l’ex premier in due occasioni Giuliano Amato, anche se l’età non è dalla sua, 83 anni. Nome discretamente moderato ma che non infiamma.
Poi ci sono i super outsider: da Paolo Gentiloni a Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio per il centrosinistra passando per Letizia Moratti e Franco Frattini per il centrodestra. La sempre verde Emma Bonino, nome che non circola più da qualche mese non è da sottovalutare.
Fatto sta che la prima chiama farà solo scaldare i motori, ci farà solo rimanere incollati alla tv per seguire l’incidere scandito dei nomi scrutinati. Ne parleremo giovedì, con la storia politica italiana che potrebbe cambiare radicalmente. In meglio, speriamo.
Rispondi