Mattarella Bis: la sconfitta della politica

Sergio Mattarella sarà per i prossimi 7 anni ancora il Presidente della Repubblica. Questa è stata la decisione ma il mondo della politica, senza mancare di rispetto al confermato numero 1 del Colle, ha perso su tutti i fronti.

Si è dimostrata incapace non solo di convergere su una figura unitaria che avrebbe potuto mettere tutti d’accordo ma ha mancato di rispetto alle prime due cariche dello Stato e alle donne.

Il centrodestra si è sfasciato proprio sul fotofinish con la candidatura di Maria Elisabetta Alberti Casellati che aveva già aperto le prime crepe. La riconferma di Mattarella sostenuta dal segretario della Lega Matteo Salvini non ha fatto felice la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni che ha praticamente dichiarata chiusa la coalizione di cdx e che nell’ultimo scrutinio ha candidato l’ex magistrato Carlo Nordio. Ad andargli dietro anche una fetta di centro e di Forza Italia che avevano il giorno prima silurato la presidente del Senato. I numeri comunque non sarebbero bastati e consentitemelo la stessa Casellati ha acconsentito a farsi bruciare. Un errore.

I primi tre nomi proposti dal centrodestra (una volta) unito sono stati fumo negli occhi (Pera, Moratti e lo stesso Nordio) e adesso Salvini deve stare attento anche alle sue fratture con il ministro Giorgetti che in questo ultimo anno potrebbe essere un mezzo separato in casa nonostante abbia deciso di non lasciare lo sviluppo economico.

Poi il tema donne, ufficializzate post Casellati come soluzione del problema con annunci altisonanti prima da Salvini e poi dal presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte e da Beppe Grillo con un tweet che ha destato più di una perplessità. Sono state sacrificate, messe al bando e al centro di un gioco politico terribile quando basterebbe pensare che è la normalità candidare una donna come Presidente della Repubblica, non una cosa eccezionale. Elisabetta Belloni messa da Draghi a capo dei servizi segreti, era il nome su cui puntava (a detta di Salvini) il segretario del Pd Enrico Letta e su cui in un vertice infuocato hanno poi deciso di puntare anche la Lega e il M5S che però non si aspettava il no secco (con grande rispetto) del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, il quale ha di fatto creato un caso politico, già aperto per altri fronti, all’interno dei grillini. Renzi, che è sembrato a molti il più lucido in queste Quirinarie, l’ha bocciata specificando che “solo in un Paese anti-democratico il capo dei servizi segreti diventa presidente della Repubblica”

Il Pd e Letta si sono, passatemi il termine, “nascosti”, con una linea fatta di schede bianche e nomi veri e propri di bandiera mai usciti realmente. Salvini dice che glieli hanno bocciati tutti, vero, anche se i nomi proposti dal cdx erano tutti vicini alla loro area e non una figura che avrebbe potuto unire tutti. Su Casini non ci ha creduto nessuno fondamentalmente e l’impressione è che il suo valzer degli ultimi anni da un partito all’altro non lo abbia aiutato. I dem nell’attendere il da farsi hanno comunque visto spaccarsi i loro rivali ma l’impressione è che le idee e le proposte stiano quasi a zero.

Su Mattarella ho poco da dire se non che ha prevalso il senso istituzionale nonostante avesse già deciso di non farsi tirare per la giacchetta. Persona che rispetto e stimo da diverso tempo ma sinceramente fatico a comprendere la scelta.

In tutto questo, nonostante non sia arrivato al Quirinale (se i partiti si fossero organizzati a trovare un sostituto a Palazzo Chigi, un mese e mezzo prima magari…), ha vinto Mario Draghi. Per un anno almeno riuscirà a lavorare senza la gatta da pelare dei partiti che dovranno pensare ai loro mal di pancia interni ed esterni.

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