Ragazzi che tappa! Di quelle corse che devono passare anni per vederle così belle. Merito del circuito costruito? Sì, ma anche di una bagarre che ci aspettavamo, ok, ma non così serrata.
La Bora (Hansgroe, la squadra) ha schiantato il caldo di Torino con la sua ventata di forza composta da 4 corridori, che chi più, chi meno, Kamna e Hindley pollice in su, meno Arensmann e Kelderman, ha dato il la ad una gara che attendeva proprio un’azione così per accendersi.
Il loro ritmo ha fatto sciogliere come neve al sole (è proprio il caso di dirlo visti i 40 gradi di ieri) la prima fughetta di giornata e poi stroncati in fila Don Alejandro Valverde, Cicone e Mollema, l’accoppiata Martin e Fortunato e infine la maglia rosa Lopez, rimasto aggrappato per qualche km e il duo Landa/Bilbao con il capitano della Bahrain salvo grazie al fedele scudiero.
Nel finale a giocarsi il tutto per tutto erano rimasti il solo Carapaz, “tradito” dalla sua squadra corazzata, lo stesso Hindley, un redivivo Yates e Nibali. Con un Pozzovivo mostruoso e Almeida che sembra sempre crollare da un momento all’altro e invece non molla mai.
Lo Squalo dello Stretto sta bene, come mai gli era capitato negli ultimi anni. Attacca, respinge gli attacchi e il solo Carapaz, che fingeva di essere immerso in una crisetta, gli scappa per una fuga durata però solo pochi km.
Alla fine a spuntarla è stato il britannico della BikeExChange, che se non avessse mollato gli ormeggi sull’Etna, ora sarebbe il pericolo numero uno per la rosa.
Cambia la maglia rosa che vola sulle spalle dell’ecuadoriano della Ineos con Hindley e Almeida subito dietro. Landa è agganciato così come Pozzovivo, stratosferico. Nibali è in top ten, magico.
Il tappone alpino valdostano fa paura e spariglierà ulteriormente le carte visto che la stanchezza per chi ha dato tanto si farà sentire. Prima parte tutta tra Canavese e Valle della Dora Baltea fino alle porte di Aosta dove si concatenano tre lunghe salite: Pila, Verrogne e l’ascesa finale a Cogne. Tutte e tre sono oltre i 10 km di lunghezza su strade ampie e in buone condizioni intervallate da numerosi tornanti, con le discese che sono strutturalmente analoghe con tratti adatti a raggiungere velocità elevate.
La salita finale è di oltre 22 km con la prima parte impegnativa che poi si trasforma in un lunghissimo falsopiano fino all’arrivo.
Si deciderà il Giro. Favoriti? Possibile un attacco dei delusi con la classifica che mi sembra già delineata così. I primi 3 hanno già una marcia in più. Nel ciclismo però si sa, mai dire mai.
BuonGiro
Foto: Lapresse
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