Jai Hindley è ad una cronometro dalla vittoria del Giro d’Italia 2022. Dopo tattiche, controtattiche, occhiate, scattini, ce l’ha fatta lui. Grazie ad un lavoro di squadra della Bora silenzioso, ad un Kamna mandato in fuga e poi richiamato per aiutare il suo capitano nel momento clou.
A nulla sono serviti il pressing (inutile) della Bahrain, che poi ci dovrà spiegare cosa ha combinato e della Ineos. Carapaz è infatti letteralmente crollato, mannaggia a lui con quello che l’ho pagato al Fantaciclismo, ai meno 4 km dalla fine. Ha mollato gli ormeggi tra l’altro in una maniera inspiegabile considerando che Sivakov lo aveva traghettato strabene e che dal suo volto non traspariva nessun segno di sofferenza.
L’errore è stato non attaccare prima in maniera più incisiva, testare la gamba, rischiare magari nelle tappe precedenti di perdere qualche secondo. Così fa malissimo.
Diciamolo però. Il corridore australiano, dopo la beffa del 2020, l’errore tattico della sua squadra a favore di Kelderman, la merita tutta la corsa rosa. Mai in crisi, sempre lucido e con un team particolarmente in gamba.
La corsa come al solito ha visto partire una fuga, non c’è stato verso di veder vincere uno dei big. Però va bene così, a portarsi a casa la tappa regina sul Marmolada, la Cima Coppi, tutta la vascelliera, è quell’Alessandro Covi, senza quella D finale che aveva fatto particolarmente arrabbiare Joao Almeida e la Uae. Bravo il puma di Taino che avevo già apprezzato al Laigueglia. E’ un ciclista che in salita vola e chissà che nel futuro…. “Non sono un scalatore ma provo ad anticipare la salita e vedo se riesco ad arrivare”. Immenso.
Landa ha mollato ai meno 3 ma ha comunque superato e staccato d’orgoglio Carapaz in crisi totale. Podio ok ma la sua squadra deve mangiarsi le mani. Lavorare in questo modo, senza senso, senza ottenere nulla (un secondo posto di Novak, vabbè), lo trovo inspiegabile.
Ma ieri, sembra una banalità, ha vinto il ciclismo. Quanta gente, di tutte le nazionalità, il tifo scatenato, le grigliate, gli striscioni, le scritte sull’asfalto. Uno spettacolo.
Oggi è quasi una formalità. Potrebbero cambiare giusto il quinto e sesto e nono e decimo posto. A Verona vedo Van der Poel favorito ma su non c’è quattro senza cinque per il nostro ciclismo italiano che davamo per spacciato dopo 10 tappe, magari con Sobrero e Affini. Ciccone 27 anni, Covi 23, Oldani e Dainese 24. Qualcosina c’è, ci manca il cacciatore di tappa perché Nibali e Pozzovivo li ringrazieremmo per sempre, ma sono alla fine. Un buon lieto fine.

BuonGiro.
Foto: Lapresse
Rispondi