“Ognuno di noi ha la possibilità di reinventarsi. Certo, ci vuole un pizzico di fortuna, ma se a un certo punto ci rendiamo conto di non essere felici, dobbiamo fare di tutto per concedere a noi stessi una seconda possibilità”.
Ricordo un libro del grande Luciano De Crescenzo, mancato lo scorso 18 luglio all’età di 91 anni, nella libreria di casa e mi aveva sempre incuriosito quel simpatico personaggio e la sua barba bianca, la napoletanità e il nome che lo accostavano al nonno e a me. Poi quella frase riletta in un pezzo di ricordo dell’Huffington Post. Mi ci sono ritrovato.
Bisogna sempre fare una scelta e come dice lui, avere anche fortuna in un salto nel vuoto. Perchè quando non si è felici bisogna cambiare e provarci. L’ho raccontato già parecchie volte in questi mesi di questa felicità, dovuta a questi due anni e mezzo che hanno ribaltato la mia vita.
E ci pensavo giusto il 13 luglio scorso, serata del terribile omicidio al karaoke di Savona. Deborah uccisa dall’ex marito a causa di alcuni soldi che l’uomo non avrebbe più riavuto all’uscita dal carcere. Con Luana eravamo a vedere i fuochi d’artificio a Celle quando per caso, guardando le ospedalizzazioni, scopro della sparatoria e ritorno a Savona. Una serata difficile, tra le più toste da quando faccio questo lavoro. Tra gli insulti della gente perché in diretta provavo a raccontare il tragico omicidio e il pensiero che in una serata così poteva capitarci chiunque di noi. In un sabato sera che passato in spensieratezza poteva finire in tragedia. E in quei momenti mi sono chiesto tante cose, anche se fosse giusto essere lì a raccontare anche con un po’ di cinismo i terribili momenti. Lo è, quando ti piace da impazzire questo lavoro, perché penso che sia giusto raccontare tutta la verità anche quando devi buttare giù dal letto il caporedattore alle 5 del mattino per spiegargli le novità sul caso.
Quella sera Luana mi ha accompagnato ed è stata con me lì fino alle 3 di notte. Non ho mai avuto dubbi, ma quella sera, grazie al mio lavoro, ho capito ancora di più quanto sia fondamentale per me averla al mio fianco.
Le settimane successive lavorative non sono state da meno, il marinaio che cade nella stiva e perde la vita al porto di Savona, le aziende in crisi, purtroppo non una novità, mi fanno capire quanto sia veramente sottile, questa linea che attraversa il giornalismo dalla vita privata, dalle storie terribili che vanno, ma che non vorresti, raccontare.
Perchè speri che sia tutto rose e fiori, ma ti rendi conto che sei in un mondo in cui la gente ammazza, muore sul lavoro e perde il posto a 50 anni e con una famiglia da mantenere.
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