Era passato circa un anno dal concerto ascoltato a Venaria, ma questa volta ha avuto un sapore speciale, veramente di casa.
Partiti da Savona con la 600 è sempre un’avventura, tra la preoccupazione di Luana per la mia guida e sull’affidabilità del mezzo di trasporto che mi scorrazza da 10 anni a questa parte. Siamo senza la chiavetta usb con tutta la mia musica. Si è rotta venerdì (a causa di una ginocchiata, frutto di un obbligato passaggio lato passeggero visto che a Savona i pochi parcheggi che ci sono sono strettissimi e non riesci a passare neanche dal lato conducente) e ho perso tutto tra le imprecazioni più terribili. Giusto 24 ore prima Luana mi aveva detto: “Ti ho regalato un hard disk esterno da un anno e non lo hai mai usato”. La beffa.
In netto anticipo si arriva a Sampierdarena. Giro alla Fiumara tra un passo da Tiger, uno da Mediaworld e Game Stop, l’obiettivo è non avvicinarci ai negozi d’abbigliamento. Scelta condivisa, avanti così.
Arrivati dentro mi sembra ci sia già l’atmosfera delle grandi occasioni, anche se come al solito sbagliamo punto e lato del palco e davanti a noi ci si piazzano, immancabilmente i più alti. I furbastri che provano a superarti per avere il posto migliore (io anni fa facevo uguale, quanti insulti) non avevano previsto i gomiti alti della mia dolce metà che in questi casi si trasforma in Marco Materazzi in area di rigore.
Tra un Nebbiolo, Pasino e L’Ultimodeimieicani, arriviamo all’inizio del concerto. C’è un bel mix di generazioni, dalla giovinastra che non vede l’ora di toccare il pacco durante lo stage-diving a Fra Bacci, alla signora probabilmente diventata fan dopo Sanremo o al 30enne che li ascoltava quando suonavano nei vicoli di Genova.
La loro Genova, tanta amata, che soffre tanto per il suo ponte crollato ma che sa tirarsi su, sempre. A Marassi, il loro quartiere, gli viene dedicato un murales e un anziano, quando loro sono andati ad ammirare l’opera, li ha scambiati per 5 partigiani. Orgoglio, pugno chiuso e si inizia.
“Questa notte”, quale migliore apertura, tanto Corochinato e Marassi passando per i brani che sono storia degli otaghi tra Costa Rica, Foglie al Vento e Jaguar Gialla, che Maurizio sbaglia con il microfono spento. L’emozione, ci sta.
Poche ciance e veramente tanta musica, balletti (coreografia veramente divertente), un omaggio a De Andrè e anche un po’ di disco che fa parte del loro repertorio (ricordo un gran dj set sia a Sanremo che a Varazze) tra “La notte chiama” e “Tutto bene” chiudendo con una “Non molto lontano” da ginocchia al mento.
Le canzoni nuove, “Scusa” e “Tutto ciò che abbiamo” non le sappiamo ancora a memoria ma le apprezziamo ancora di più ascoltandole quasi per la prima volta live.
E gli ospiti? Tanti e bravi, Coma Cose mi sorprendono e la voce di Jack Savoretti sulle note della sanremese “Solo una canzone” è sempre qualcosa di unico. Solo una cosa Jack: giochi in casa, il Genoa ha vinto 3-0 e non ti metti la maglia rossoblu sul palco? Ti capisco solo perchè non volevi urtare gli umori dei doriani immischiati anche loro nella lotta salvezza. The Andrè, Dutch Nazari e Venerus non li conosco e mi sento vecchio, considerando che intorno a me quasi tutti li hanno riconosciuti e apprezzati.
Io e Luana ci abbracciamo per tutto il concerto, immersi in un’atmosfera d’amore che solo con gli otaghi si può provare. Stono anche tantissimo, ma come si fa a frenarsi in un concerto così?
Gente che fa stories su Instagram o foto, ho l’impressione che siano però molto meno rispetto al solito, anche se la torcia del cellulare, in simil accendino anni 90, non se pò vedè.
I ragazzi sono fedeli a loro stessi, forti, energici e sono la Liguria che non molla, che non abbassa la testa, che tornano a casa e ci fanno brillare gli occhi.
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