Plexiglass, l’amuchina e la mascherina

Chissà quando si ripartirà con la fase 2. Forse dal 4 maggio. Troppo presto? Secondo me sì. Ma da qualche giorno, soprattutto da noi in Liguria la Regione ha dato la possibilità ai balneari di ritornare a montare i propri stabilimenti per provare a tentare, con un’enorme punto interrogativo, a salvare la stagione estiva.

Le discussioni sono tante, dai box in plexiglass con profili in alluminio, come quelle che vengono installate nei supermercati a protezione delle casse, per isolare sdraio e ombrelloni passando poi per la prenotazione obbligatoria per gli stabilimenti o l’ingresso scaglionato degli accessi in base alla fascia d’eta.

La sabbia inoltre sarà disinfettata periodicamente e distanze tra gli ombrelloni saranno aumentate, dai 14 ai 16 metri quadrati, si propone, tra uno e l’altro, con obbligo di mascherina appena ci si allontana dalla propria area. C’è chi propone app e chi fasce orarie per i soggetti a rischio, come gli anziani.  Saranno vietate le aree giochi per i bambini e i bar che potranno forse fare solo servizio in spiaggia per evitare assembramenti. Anche farsi il bagno potrebbe essere un’attività sottoposta a controlli per non far accedere troppe persone contemporaneamente al bagnasciuga.

Per ora tutte suggestioni, quasi chiacchiere da bar, però siamo al 21 aprile (sottolineo è assolutamente il minore dei problemi questo quando ogni giorno muoiono ancora 400/500 persone) e la stagione è praticamente dietro l’angolo.

Con i miei l’altro giorno nella nostra classica videochiamata su whatsapp discutevamo di questi temi e loro belli sereni non si “preoccupavano”, visto che da anni ormai sono abituati ad andare al mare sugli scogli, una consuetudine che avevano, diciamo fino a che grazie al sottoscritto, come piace ricordare a mio padre simpaticamente, hanno deciso di prendere solo la cabina (rigorosamente con la C, non con la G, siamo savonesi su), niente sdraio e lettino, in uno stabilimento balneare di Celle.

Lì’ ci lavorava e lavora come bagnino lo storico vice mister e preparatore dei portieri di mio padre e allora abbiamo iniziato intorno al 2000 o giù di lì ad andare nel lido cellese.

Mentre ne parlavamo mi sono venuti in mente tutti gli amici dell’epoca e i nostri tornei di biglia immancabili tra gli scazzi delle vecchiette della prima fila: il milanese Andrea, Edo da Masone (detto parabuolica, per via della sua mania nel fare le piste delle biglie con grandi curvoni), i cellesi Andrea e Federico (detto Gippo), i due Ricky (uno, il più piccolo, dalla provincia di Pavia, detto gomma per via della sua allungabilità) e Mante, amico e compagno di classe alle elementari e alle medie che mi affiancava nelle scorribande.

Poi sono arrivati tempi più duri e intorno al 2004 ho iniziato ad andare a spiaggia libera, nella “fogna”, proprio a fianco allo storico stabilimento balneare, per qualche tempo insieme a Mante e con Co, amico di lunga data con il quale, dopo la fine delle scuole elementari, avevo riallacciato i rapporti grazie alle partite alla Riunda (altra storia, poi un giorno vi racconterò). Iniziando a lavorare nell’ora di pranzo a 16 anni come bagnino in un altro lido cellese, ho preso poi il giro di cambiare zona di Celle e altre spiagge, sempre rigorosamente libere. E ancora oggi, nei piccoli ritagli di tempo giusto ci vado giusto per fare una nuotata due o tre volte alla settimana oppure per passare un’oretta con Luana, che rispetto a me non lo ama particolarmente.

Altro tema: le spiagge libere e come potranno essere gestire in un post emergenza Coronavirus. Nei fine settimana molto spesso vengono invase dai turisti lombardi e piemontesi che occupano gli spazi, piazzandosi quasi uno sopra l’altro. Quali potranno essere le soluzioni?

Saranno gestite dai vari comuni che dovranno presidiarle con la polizia locale facendo rispettare le distanze? I comuni potranno chiedere l’ausilio dei vicini stabilimenti balneari, facendo pagare l’ingresso, evitare gli assembramenti e garantendo la sicurezza tramite il proprio bagnino? Il Governo sicuramente dovrà garantire dei fondi per le amministrazioni che potranno così muoversi in sicurezza. In caso contrario si rischia la chiusura.

L’unica cosa certa è che il mare è sicuro e non sarà intaccato dal virus. Bisognerà capire come lo vivremo. Se con il plexiglass, l’amuchina e la mascherina.

 

 

 

 

 

 

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