L’importanza di chiamarsi Conte

Nell’ultimo anno e mezzo il cognome più gettonato e sulla bocca di tutti gli italiani ha monopolizzato l’attenzione.  Giuseppe ha “battuto” Antonio tra le ricerche su google mettendosi a rischio l’inaspettata popolarità solo nel mese di giugno.

A febbraio del 2018 l’avvocato Giuseppe Conte è stato scelto dal leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio come candidato alla posizione di ministro della pubblica amministrazione in caso di vittoria alle elezioni politiche ma a sorpresa invece è stato scelto come candidato premier del Governo M5S/Lega venendo poi stoppato da Mattarella che ha posto il veto su Paolo Savona proposto come ministro all’economia.

Lo sorpassa l’economista Carlo Cottarelli che successivamente si ritira viste le cambiate condizioni per la formazione della coalizione gialloverde, Conte viene richiamato in fretta e furia diventando così il nuovo primo ministro italiano.

L’avvocato del popolo, così si è definito nel suo discorso di insediamento,  non ha avuto vita facile in questi mesi, a cominciare dalla critiche ricevute per l’inserimento nel curriculum di un soggiorno di studio estivo alla New York University smentito dal New York Times, la quantità irrefrenabile di meme sulla sua somiglianza con un giovane Berlusconi oltre ad essere considerato una “marionetta” mossa dai vice premier Di Maio e Salvini.

Quando questa voce si è fatta più insistente anche grazie ai suoi per il decreto sicurezza, Conte a detta dei potenti mondiali si è dimostrato un ottimo interlucotore per il suo stile moderato. Mediatore tra le liti tra il leader pentastellato e quello leghista, è riuscito a conquistare il presidente Mattarella che non ha perso occasione per elargirgli consigli.

L’attacco in piena regola a Salvini prima a Palazzo Chigi, poi in Senato, dove ha annunciato le dimissioni, dopo la presa di posizione della Lega sul No alla Tav e la mozione di sfiducia (poi ritirata), lo hanno legittimato, più di Di Maio, praticamente come personaggio a capo del Movimento.

L’endorsement di Trump con un tweet nei confronti dell’amico “Giuseppi” ha confermato (e fatto anche un pò pensare viste le belle parole del presidente degli Stati Uniti, non proprio un santone, anzi) quanto di lui è stato fatto a livello mondiale e nazionale visto il consenso positivo dei cittadini, ma non di una parte del Pd.

Dem che però con Zingaretti hanno aperto al suo mandato bis e visto che è a un passo la creazione della nuova alleanza giallo-rossa, non poteva che essere probabilmente alla guida un tifoso della Roma.

A proposito di calcio, voliamo al Conte che prima di un anno e mezzo fa era l’unico conosciuto, quell’Antonio che tanto ho “patito” sulla panchina della Juventus ma amato alla follia nel 2016 nelle vesti del CT della Nazionale Italiana.

Non lo apprezzavo per i suoi modi di fare ma mi sono dovuto ricredere quando con una squadra nettamente scarsa che schierava i vari Giaccherini, Eder, Pellè e Sturaro è riuscita ad arrivare ai quarti di finale battuta solo ai rigori dalla Germania campione del mondo in carica. Grinta, forza di volontà e cattiveria, un mix che ha contraddistinto gli azzurri.

Lo stesso è riuscito a fare all’Inter in una società con mille problemi da sempre, è riuscito a imporre, per il momento, il suo credo, rivalutare giocatori (vedi Candreva che sembra quasi un giocatore ritrovato) e compattare una squadra. È presto per dirlo, per carità, parla per ora il calcio d’agosto, ma sono sicuro che ne vedremo delle belle.

La Puglia, terra dal quale vi scrivo e da dove mi concedo una settimana di ferie, è la casa dei due Conte, Volturara Appula in provincia di Foggia per Giuseppe e Lecce per  Antonio. Un caso? Non penso.

Il loro surname non è accostato solo al classico titolo nobiliare è diventato molto di più.

 

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